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Notizie:
- Le attività sino-britanniche dopo la Brexit
- La Convention democratica
- Anche i repubblicani per Glass-Steagall
- In Nord America si ritorna al nucleare
- Le relazioni Usa-India sul fronte della Difesa
- I sauditi vogliono comprare i russi sulla Siria
- La Cina produrrà cellulari in India 
Le attività sino-britanniche dopo la Brexit
 (di Paolo Balmas) Il nuovo Cancelliere dello Scacchiere britannico,
Philip Hammond, ha intrapreso un confronto con Pechino per stipulare un
accordo di libero scambio che permetterà un più facile accesso nella
City alle banche e alle imprese cinesi.
In un intervento rilasciato alla Bbc, il Cancelliere ha dichiarato che è
ora di considerare nuove opportunità, fra cui un legame più stretto con
la Cina, che è fra i maggiori investitori diretti in Gran Bretagna.
Il Ministro del Commercio cinese aveva già detto il giorno prima che
Pechino è interessata a raggiungere tale accordo.
Ciò permetterà ai prodotti cinesi di diffondersi con più facilità nel
mercato britannico e, nel verso opposto, abbatterà le barriere che oggi
ancora impediscono l’espansione dei servizi finanziari e assicurativi
britannici in Cina.
Hammond, inoltre, ha constatato che ora che Londra non è più parte
dell’Ue, sarà molto più facile consolidare i rapporti con i paesi non
europei.
Un trattato di libero scambio fra Londra e Pechino implicherà un
riconoscimento della Cina come economia di mercato, uno dei punti che
metteva più in opposizione la capitale britannica a Bruxelles, la quale
da parte sua continua a sostenere l’inadeguatezza della struttura
economica cinese rispetto alle esigenze e agli standard dell’Unione.
 
Al di là del libero scambio, gli investimenti cinesi in Gran Bretagna
continuano senza troppe preoccupazioni per la Brexit. Infatti, la Cina
finanzierà un progetto di ricerca per la realizzazione di aerei
utilizzando il grafene, già definito il materiale del futuro.
Il Beijing Institute of Aeronautical Materials e il National Graphene
Institute dell’università di Manchester, stanno per intraprendere il
progetto che avrà una durata di cinque anni. L’obiettivo è la
creazione di componenti in grafene per aerei.
Questo materiale, più leggero e più resistente dei metalli attualmente
impiegati, permetterà agli aerei di viaggiare a una quota più elevata e
a una maggiore velocità, utilizzando meno carburante.
Un obiettivo di lungo termine è di sostituire con il grafene la fibra di
carbonio, che costituisce il materiale più impiegato negli aerei. La
ricerca potrà avere ripercussioni anche nel settore dei treni ad alta
velocità.
In Italia operano alcune delle imprese più all’avanguardia per la
produzione e il trattamento del grafene.
 
La Convention democratica
(di Andrew Spannaus) All'apertura della Convention democratica la
situazione non sembra proprio rosea per Hillary Clinton. Donald Trump ha
avuto il consueto rimbalzo ("bump") dopo la Convention repubblicana,
portandolo addirittura in testa in alcuni sondaggi. Adesso tocca a
Hillary, che dovrebbe ricevere un rimbalzo anche lei dopo questa
settimana, ma se il distacco tra i candidati rimarrà sotto i 3-4 punti
nel prossimo periodo, la dinamica della corsa sarà ben diversa da quella
attesa dai molti esperti che si aspettano una netta vittoria democratica.
Nei giorni tra le due Convention ci sono stati vari sviluppi importanti,
che meritano di essere commentati.
 
Tim Kaine candidato vicepresidente
 
Alla fine Hillary Clinton ha scelto come candidato vice un politico che
assomiglia molto a lei: progressista sui temi come i diritti civili e le
armi, e centrista sui temi economici. Tim Kaine, ex governatore e ora
senatore della Virginia, ha un passato interessante: volontario con i
missionari gesuiti in Honduras da giovane, e poi avvocato che difendeva il
diritto alla casa per i residenti neri di Richmond, la città ex capitale
degli stati secessionisti. Nel 1994 fu eletto sindaco della stessa città
e infine governatore dello stato.
E' sui temi della finanza che Kaine convince poco l'ala progressista del
partito, quella che si batte per le istanze anti-Wall Street portate
avanti da Bernie Sanders e Elizabeth Warren. Come presidente del partito
democratico (Democratic National Committee - DNC) dal 2009 al 2011 ha
dovuto passare molto tempo a chiedere contributi alle grandi società e ai
donatori facoltosi. Questo sembra averlo portato ad avere un atteggiamento
morbido verso il mondo della finanza, visibile appena pochi giorni fa
quando ha aggiunto il proprio nome ad una lettera indirizzata alla Federal
Reserve chiedendo di esentare alcuni istituti finanziari importanti dalle
nuove regole a protezione dei consumatori. Evidentemente sapeva che questa
posizione non gli avrebbe bloccato la scelta come vice da parte di
Clinton.
A differenza della candidata invece, in politica estera è stato un forte
sostenitore delle iniziative recenti dell'Amministrazione Obama,
spendendosi parecchio per il passaggio al Senato dell'accordo diplomatico
con l'Iran.
 
Le dimissioni di Debbie Wasserman Schultz
 
L'attuale presidente della DNC è stata costretta invece ad annunciare le
proprie dimissioni in questi giorni. Dopo mesi di pressioni da parte di
Sanders e dei suoi sostenitori, Debbie Wasserman Schultz ha fatto
finalmente un passo indietro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è
stata la rivelazione di una serie di messaggi e-mail dimostrando
concretamente la preferenza della struttura del partito per Hillary,
mentre in teoria avrebbe dovuto essere neutrale. Questa posizione non era
una sorpresa, ma il mini-scandalo ha offerto l'occasione di compiere un
gesto di distensione verso i sostenitori di Sanders, giusto in tempo per
la Convention dove si spera di recuperare l'unità del partito.
Il dramma delle dimissioni è stato aumentato dalle accuse da parte di
alcuni politici ed esperti di cybersecurity che vedono la mano russa
dietro alle rivelazioni. Si teme che Putin o chi per lui abbia voluto
colpire Clinton per favorire Trump. Le opinioni dei tecnici non sono
concordi, ma intanto l'attenzione dedicata alle aperture di Trump verso
Putin continua a crescere.
Pur avendo affermato la propria imparzialità fino alle fine, subito dopo
l'annuncio delle dimissioni si è saputo che Wasserman Schultz diventerà
capo onorario della campagna elettorale di Clinton.
 
L'irrilevanza di Bloomberg
 
I media italiani hanno dato grande evidenza alla notizia che l'ex sindaco
di New York Michael Bloomberg intende appoggiare ufficialmente Hillary
Clinton. Questo dopo la sua decisione di qualche mese fa di non lanciarsi
in una campagna indipendente, tentazione ricorrente per il miliardario che
si vede come il potenziale salvatore del paese.
Il problema per Bloomberg, e per Hillary, è che questo endorsement vale
molto poco. In un anno dominato da una rivolta degli elettori a destra e a
sinistra contro i candidati preferiti dall'establishment, quanta influenza
può avere uno che si presenta come un bravo tecnico, progressista su
alcuni temi sociali ma decisamente conservatore sui temi economici e
dedito al rigore dei conti pubblici?
Per entrambe le campagne, che hanno bisogno di convincere gli elettori che
segneranno una svolta rispetto a certi problemi del passato, l'appoggio di
Michael Bloomberg potrebbe essere visto più come una riaffermazione del
problema che non un aiuto effettivo per le elezioni di Novembre.
 
Anche i repubblicani per Glass-Steagall
 
(di Andrew Spannaus) Dopo l'inclusione nella piattaforma democratica del
ripristino della legge Glass-Steagall per separare le banche ordinarie
dalle banche speculative, ora la proposta è stata inserita anche nella
piattaforma repubblicana, dimostrando una convergenza destra-sinistra sul
tema che più di ogni altro scalda le anime  nella rivolta
anti-establishment: i salvataggi bancari e il trattamento morbido
riservato per chi ha provocato la grande crisi economico-finanziaria
scoppiata nel 2008.
La piattaforma è un programma non vincolante per il candidato, ma
riflette gli equilibri nel partito e i temi che si utilizzeranno durante
la campagna elettorale. Il capo della campagna di Trump Paul Manafort ha
spiegato che si tratta di una strategia di contrasto proprio con Hillary
Clinton, fortemente criticata per la sua vicinanza al mondo della finanza.
"Crediamo che negli anni Obama/Clinton siano state varate norme favorevoli
per le grandi banche, il motivo per cui tutti i soldi di Wall Street vanno
a lei. Noi sosteniamo le banche piccole e Main Street [l'economia reale
delle aree locali]".
E' lecito dubitare che Manafort, lobbista di successo e consigliere di
quasi tutti i principali candidati repubblicani degli ultimi quarant'anni,
creda davvero nel ripristino della misura varata per la prima volta
durante la presidenza di Franklin Delano Roosevelt, ma questa mossa fa
capire la volontà della campagna di Trump di utilizzare il tema per
andare incontro al fermento anti-establishment tra l'elettorato.
I rappresentanti della finanza sono un po' sorpresi, in quanto
tradizionalmente il partito repubblicano ha lavorato per ridurre la
regolamentazione piuttosto che aumentarla. Un lobbista bancario citato dal
sito The Hill ha accusato Trump di una manovra squallida per recuperare un
po' di voti tra i sostenitori di Bernie Sanders.
 
In Nord America si ritorna al nucleare
 
(Transatlantico) Lo scorso venerdì 22 luglio 2016, il presidente Obama ha
incontrato il collega messicano Enrique Pena Nieto, per discutere del
futuro dei due paesi in ambito energetico.
Obama ha affermato che Usa e Messico sono entrambi proiettati al
raggiungimento delle condizioni necessarie per rispettare l’impegno
preso con l’accordo di Parigi durante la COP 21, sul finire del 2015.
Stati Uniti e Messico concordano, inoltre, sul fatto che l’energia
nucleare sia uno degli strumenti migliori per combattere il cambiamento
climatico.
A giugno scorso, durante l’incontro di Ottawa, i tre paesi del Nord
America hanno lanciato la sfida di produrre entro il 2025 la metà
dell’energia elettrica consumata sul continente, per mezzo di fonti che
non producano gas-serra. Fra queste, l’energia nucleare occuperà un
posto di primo piano.
Il prossimo autunno si riunirà per la prima volta il Us-Mexico Energy
Business Council per definire lo scambio di tecnologia nucleare civile fra
i due paesi.
 
Le relazioni Usa-India sul fronte della Difesa
 
(di Paolo Balmas) Il sottosegretario alla Difesa con delega alle
acquisizioni, alla tecnologia e alla logistica degli Stati Uniti, Frank
Kendall, insieme a una delegazione di rappresentanti dell’industria
militare americana, si recherà il prossimo 27 luglio 2016, a Nuova Delhi.
L’obiettivo della visita è di rivedere l’intero rapporto sui
trasferimenti di tecnologia militare e scoprire quali siano i nuovi
potenziali interessi delle parti.
Kendall è un alto funzionario del Pentagono e il responsabile per la
Defence Technology and Trade Initiative. Lo accompagneranno, fra gli
altri, i delegati di General Atomics, di Boeing e di Lockheed Martin.
La General Atomics mantiene rapporti con la marina indiana per la
fornitura di sistemi d’arma a pilotaggio remoto. Ma è anche molto
interessata al settore dell’energia nucleare civile del Subcontinente,
che è in pieno sviluppo. Infatti, produce sistemi di controllo delle
radiazioni, attualmente utilizzati in circa 120 centrali in tutto il
mondo.
La Boeing e la Lockheed Martin stanno cercando di aumentare i rapporti con
le forze armate indiane. La prima, che già produce in India componenti
per gli F-16 e gli F-18 Hornets, probabilmente offrirà la fornitura di
nuovi componenti; la seconda, invece, potrebbe ampliare il mercato degli
F-35.
 
I sauditi vogliono comprare i russi sulla Siria
 
(Transatlantico) Alla Russia conviene raggiungere un accordo per la
rimozione di Bashar al-Assad in Siria prima che sia troppo tardi, ha
affermato il ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir in un'intervista
con il sito Politico. Per facilitare questo passo l'Arabia Saudita sarebbe
"pronta a dare alla Russia un interesse nel Medio Oriente che renderebbe
la Russia una forza maggiore rispetto ai tempi dell'Unione Sovietica".
Come esempi delle opportunità al-Jubeir ha parlato di accesso al mercato
del Consiglio per la Cooperazione nel Golfo e di "investimenti potenziali
che superano quelli della Cina".
Pur essendo noto che i russi non sarebbero contrari ad un accordo
negoziato che comporterebbe l'uscita di scena di Assad dopo un periodo di
transizione, pochi giorni dopo le dichiarazioni del diplomatico saudita il
ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha stigmatizzato ancora chi
persegue la politica del cambiamento di regime, ricordando anche le
modalità dell'estromissione di Saddam Hussein e dell'uccisione di Muammar
Gheddafi.
Intanto proseguono le discussioni tra gli Stati Uniti e la Russia per
definire quali gruppi sono da considerare terroristi o meno in Siria, per
poter dare il via alla campagna coordinata di attacchi aerei contro le
forze di Jabhat al Nusra.
Dentro l'Amministrazione Obama questa collaborazione con la Russia sta
provocando opposizioni in modo particolare dalla Cia, secondo alcuni
resoconti, che a differenza del Pentagono nega l'accusa rivolta ai ribelli
nella città di Aleppo di essere legati ad al Nusra.
 
La Cina produrrà cellulari in India
 
(Transatlantico) Zopo, il produttore cinese di smartphone, si appresta a
investire circa 15 milioni di euro per dare inizio alla costruzione di un
impianto di produzione in India.
Il direttore di Advantage Computers (AdCom), Sanjeev Bhatia, che
rappresenta Zopo in India, ha dichiarato che l’obiettivo è di vendere
100.000 unità al mese.
Il mercato di riferimento è il sud dell’Asia: India, Bangladesh, Nepal,
Sri Lanka e Pakistan.


  Esiti delle elezioni presidenziali negli Stati UnitiIntervento di Andrew
Spannaus al Seminario della Commissione Affari Esteri della Camera dei
Deputati del 15 novembre 2016 Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti
hanno rappresentato una grande sorpresa quest'anno. L'esito finale ha
provocato un misto di stupore e indignazione tra molti commentatori
autorevoli, e anche tra le istituzioni politiche. Le analisi che sentiamo
però, spesso rischiano di ripetere gli stessi errori compiuti per
l'intera durata di questa campagna, cioè la volontà di spiegare il
sostegno ai candidati outsider soltanto in base all'identità di alcuni
segmenti della popolazione, senza guardare le cause più profonde che
hanno portato alla situazione attuale.Invero la vittoria di Donald Trump
non dovrebbe essere una grande sorpresa. Per tutta la durata di questa
tornata elettorale i candidati anti-establishment hanno svolto un ruolo
centrale, mettendo in forte difficoltà i candidati legati alle strutture
di potere più tradizionali. Sul lato democratico, Bernie Sanders ha vinto
il 43% dei voti nelle primarie. E non possiamo dimenticare la sensazione
diffusa, confermata dalle e-mail pubblicate da Wikileaks, che la struttura
del partito favorisse Hillary Clinton. Alla fine Sanders ha perso alle
urne, ma le debolezze di Hillary Clinton che sono uscite durante le
primarie, hanno svolto un ruolo importante nella sconfitta della stessa
l'8 novembre.Sul lato repubblicano ci sono stati due candidati outsider.
Sia Ted Cruz sia Donald Trump si sono candidati contro il partito. E' un
aspetto fondamentale: la classe dirigente del partito repubblicano,
rappresentata in varie forme dai numerosi candidati alle primarie, ha
dovuto piegarsi di fronte al successo tra la base di Donald Trump. I temi
utilizzati dai candidati outsider in entrambi i partiti sono abbastanza
simili, seppur i toni siano stati molto diversi.Sanders ha concentrato
l'attenzione contro Wall Street, contro un sistema in cui i grandi
capitali e le grandi società dominano e fanno i propri interessi, non
quelli della gente comune. Sanders ha anche criticato la politica estera
portata avanti da Hillary Clinton, sia con la critica ormai classica al
voto per la guerra in Iraq nel 2003, sia in merito all'opportunità di
intervenire militarmente in Medio Oriente adesso.Trump e Cruz hanno
cavalcato gli stessi punti: contro l'élite finanziaria, criticando Wall
Street e la politica della globalizzazione che ha fatto perdere milioni di
posti di lavoro industriali negli Stati Uniti. Il bersaglio principale è
stato il TPP, considerato il successore del NAFTA, l'accordo che ha
facilitato l'esodo delle fabbriche americane verso il Messico ricercando
il lavoro a basso costo. Ancora più posti di lavoro sono stati persi
verso la Cina, e Trump in modo particolare ha promesso di tornare ad una
politica più protezionistica nei confronti di questi paesi. Trump ha
anche promesso di ricostruire il paese. Afferma che i 6 trilioni di
dollari spesi negli interventi in Medio Oriente sarebbero stati impiegati
meglio negli investimenti interni agli Stati Uniti, per risollevare il
tenore di vita della classe media.E' la classe media infatti il punto
chiave. Le statistiche ufficiali dicono che l'economia americana si è
ripresa benissimo dalla grande crisi del 2008-2009, con un calo della
disoccupazione fino a sotto il 5%. Per una grossa fetta del paese però
questa ripresa non è sentita, o è considerata decisamente
insufficiente.Non solo perché le istituzioni pubbliche - guidate dalla
banca centrale - hanno fornito quantità di soldi enormi al settore
finanziario mentre hanno chiesto alla gente di stringere la cinghia; ma
anche perché si ignora il fatto che il processo di indebolimento della
classe media non nasce nel 2007-2008, ma va avanti dalla metà degli anni
Settanta, dall'avvento del connubio tra società post-industriale,
deregulation e finanziarizzazione dell'economia.La graduale trasformazione
dell'economia americana - e anche delle altre economie occidentali, seppur
a velocità diverse - verso realtà dominate dai servizi, ha avuto degli
effetti profondi.Per chi riesce ad accedere ai settori più avanzati
dell'economia, le cose vanno molto bene. Per gli altri invece, sono
diminuiti i salari ed è aumentata la precarietà.A livello complessivo,
il potere d'acquisto reale della forza lavoro americana non aumenta da 35
anni. Nella fascia più alta è aumentato in modo significativo; in mezzo
e in basso si è vista invece la stagnazione e anche l'impoverimento.Il
reddito medio delle famiglie americane, sempre in termini reali, è più
basso oggi di 16 anni fa.E gli studi dimostrano - ma gran parte delle
persone lo sanno già in modo intuitivo, anche in Italia - che oggi
bisogna lavorare di più per avere lo stesso tenore di vita che si
raggiungeva in passato. Dunque quando la gente che ha vissuto con
difficoltà questa trasformazione sente parlare dei grandi benefici
dell'economia globalizzata e della forte ripresa economica, non fa altro
che confermare il divario tra la visione delle élite politica ed
economica, e la gente comune.Qualcuno dirà che questa situazione è
inevitabile in un mondo globalizzato, con nuovi attori che sfidano il
primato dell'Occidente. Ma sarebbe troppo comodo dimenticare le decisioni
politiche ed economiche che hanno aggravato la situazione, a partire dalla
deregulation finanziaria che ha provocato le bolle speculative degli
ultimi anni, insieme all'adesione dogmatica ad un'ideologia che ha ridotto
sempre di più i margini di manovra dei governi.Come si è visto anche qui
in Europa, la critica a questa politica economica è stata per anni
considerata anti-storica e inaccettabile se diretta verso certe
istituzioni nazionali e sovranazionali.Mi ricordo circa una decina di anni
fa un episodio a Milano, quando parlai con un noto Professore della
possibilità di ripristinare le regole monetarie internazionali che erano
state gradualmente rimosse, promuovendo il concetto di una "Nuova Bretton
Woods". Mi diede del "comunista". Sì, "comunista" chi pensa di
regolamentare l'economia come fece Franklin Roosevelt. Oggi si sono aperte
delle crepe profonde in questa visione, ed è evidente che ci dovranno
essere dei cambiamenti che privilegino l'economia reale e il benessere
diffuso, piuttosto che l'economia finanziaria e la ricchezza concentrata
verso l'alto.Quello che ho presentato fino ad adesso rappresenta il
fattore centrale dietro alla vittoria di Donald Trump, a mio avviso, ma è
più che legittimo sollevare dubbi sui toni utilizzati da Trump durante
questa campagna elettorale.E' comune parlare oggi della rivincita
dell'America bianca, dei maschi bianchi in modo particolare. Io credo che
questo sia una forte semplificazione, che rischia di sviare l'attenzione
dai problemi più sostanziali in tema di economia e politica estera.I dati
in merito al voto confermano che Donald Trump ha ricevuto tanti voti anche
da segmenti della popolazione inaspettati: donne e ispanici, per esempio.
Questo nonostante le offese verso i messicani e le registrazioni dei suo
commenti scurrili pubblicate dai media. Evidentemente ci sono altri temi,
che vanno oltre l'identificazione come Latinos, donne, afroamericani o
altro, che sono importanti.L'esempio più lampante è quello degli
iscritti ai sindacati, segmento dell'elettorato che tradizionalmente si
mobilita in modo energico per i democratici. Ebbene questa volta le
strutture sindacali hanno sì lavorato per Hillary Clinton, eppure tra gli
elettori iscritti ad un sindacato Donald Trump ha guadagnato circa 10
punti rispetto al candidato repubblicano di quattro anni fa, Mitt Romney.
Questo è stato un fattore importante negli stati decisivi di questa
contesa elettorale: Michigan e Wisconsin per esempio. La squadra di
Clinton era sicura di vincere in questi stati, tanto che per mesi aveva
smesso di fare pubblicità e di organizzare comizi pubblici. Quando si
sono accorti della rimonta di Trump in questi stati nelle ultime
settimane, era già troppo tardi.I lavoratori della Rust Belt sono
razzisti? Hanno votato in base al richiamo arrabbiato di Trump all'America
bianca? Non esattamente: nel 2012 Barack Obama vinse tra questo segmento
della popolazione di ben 18 punti, molto più di Donald Trump.Lo stesso
ragionamento vale per altri segmenti dell'elettorato: Trump ha vinto tra
le donne bianche con il 53% del voto; e Trump ha vinto il 29% dei voti tra
gli ispanici, un numero ben oltre le attese. Negli ultimi giorni della
campagna tutti erano convinti che gli ispanici avrebbero consegnato la
vittoria a Hillary Clinton in Florida. Non è andata così.Anche tra gli
afroamericani il voto per Hillary Clinton è stato più basso di quello
che si aspettava. Come tra i cattolici, che hanno votato in maggioranza
per Trump, nonostante non rappresenti proprio i valori conservatori. In
base a tutte queste apparenti anomalie vediamo che la volontà di
cambiamento nella popolazione americana è molto forte. Non voglio dire
che razzismo e sessismo non esistono. Ci sono fenomeni di questo tipo,
alcuni dei quali sono usciti in modo preoccupante in questa campagna
elettorale. Ma non sono questi temi che hanno permesso la vittoria di
Donald Trump.Piuttosto si tratta di una rivolta contro l'establishment,
contro un'élite che ha ignorato certi problemi, e in modo particolare la
percezione di tali problemi da parte di una grossa fetta della
popolazione. E' stato peggio che inutile bollare i sostenitori di Trump
come dei semplici ignoranti; infatti la mancanza di una risposta seria sui
contenuti portati avanti dal candidato repubblicano - a prescindere dalla
coerenza degli stessi - ha solo aggravato il sentimento di anti-politica
tra molti elettori. Di conseguenza molti cittadini hanno votato per il
cambiamento, e Donald Trump ha capito benissimo questo sentimento tra la
popolazione, tanto da utilizzare praticamente le stesse parole utilizzate
da Obama 8 anni fa: “we are the change we have been waiting for”.Trump
ha vinto il 10% degli elettori che approvano Obama, e perfino il 23% degli
elettori che pensano che il prossimo presidente dovrebbe essere "più
liberal," cioè più progressista.Sono dati che riflettono la debolezza di
Hillary Clinton, vista come troppo accondiscendente verso l'establishment,
e verso il mondo della finanza in modo particolare; e l'idea che Clinton
avrebbe vinto solo facendo notare gli aspetti negativi dell'altro
contendente ha mostrato tutti i suoi limiti.Guardando al futuro ci sono
due grandi temi che dovranno essere affrontati:Dapprima lo scontro in
politica economica, tra liberismo e protezionismo. Ma queste sono le
parole che userebbero gli esperti, che in qualche modo presentano le
posizioni in modo estremo; se lo mettessimo in termini più popolari,
recependo il messaggio che viene mandato dalla popolazione di tutto il
mondo transatlantico, potremmo parlare di una politica della finanza e
dell'austerità, da una parte, e dell'economia reale e degli investimenti
dall'altra. Cioè ci può essere un cambiamento di direzione, senza la
paura di bloccare il commercio internazionale.Su questi punti è già in
atto una grande battaglia nella nascente Amministrazione Trump.Si sa che
Trump non è un conservatore in economia. Ha promesso di ricostruire le
infrastrutture degli Stati Uniti, promette di difendere programmi come
Social Security e Medicare, rispettivamente le pensioni e la sanità
pubblica per gli anziani. La stragrande maggioranza dei repubblicani al
Congresso hanno una visione ben diversa, più orientata verso forti tagli
al bilancio e un'ulteriore riduzione del ruolo dello stato.Trump dovrà
affrontare la contraddizione tra la volontà di tagliare le tasse e
ridurre la regolamentazione, e le promesse di proteggere il lavoro e fare
investimenti importanti per ravvivare l'economia produttiva. Questa
battaglia avrà effetti importanti per il suo consenso tra la popolazione;
si vedrà presto infatti se acquisirà credibilità, oppure se le retorica
della campagna elettorale rimarrà tale, senza tradursi in fatti
concreti.L'esito dello scontro influirà anche sulla politica di altre
parti del mondo, e dell'Europa in particolare.Toccherà temi come il TTIP,
la tassazione delle imprese, le opportunità di crescita negli Stati
Uniti. E anche settori specifici come l'energia.Il mio collaboratore Paolo
Balmas ha scritto un articolo per la newsletter Transatlantico.info che
spiega come la nuova Amministrazione potrebbe puntare ad uno sviluppo
rapido delle esportazioni di idrocarburi in Europa, con evidenti
ripercussioni anche geopolitiche. Il tema della politica estera del
presidente entrante non è meno importante.Uno degli aspetti più
sorprendenti di questa campagna elettorale è che Trump sembra
rappresentare più continuità con le posizioni di Barack Obama che non
Hillary Clinton. Trump non lo dice, chiaramente, in quanto per motivi
politici deve essere critico con l'attuale presidente, e utilizzare un
linguaggio forte, per esempio quando parla di come affrontare l'ISIS o
dell'accordo con l'Iran. Ma sui temi più scottanti, a partire dalla
collaborazione con la Russia intorno alla Siria, le similitudini tra il
presidente uscente e quello entrante sono notevoli. Trump - come hanno
fatto gli altri candidati outsider - dice che occorre lavorare con il
Presidente russo Putin contro l'ISIS e contro Al-Qaeda. Si è difeso con
determinazione contro le accuse di essere troppo filo-russo, nonostante
l'orientamento critico della stragrande maggioranza delle istituzioni e
dei media americani.Hillary Clinton invece, sulla Siria, sulla Russia e
anche su Israele, ha adottato delle posizioni più critiche rispetto
all'Amministrazione ancora in carica.Il caso Siria promette di essere il
primo grande banco di prova nel mondo della sicurezza nazionale americana.
Negli ultimi mesi si è visto un raffreddamento rapido dei rapporti
Usa-Russia; ora si vedrà se il Presidente Trump sarà in grado o meno di
imporre un cambiamento di linea. I nomi che sono trapelati finora in
merito al potenziale Segretario di Stato fanno capire che non sarà
facile. Non si può non notare quanto fatto da Obama pochi giorni dopo
l'elezione: dopo anni di indecisione e resistenze interne, il Presidente
uscente ha ordinato al Pentagono di prendere di mira direttamente il
Fronte al-Nusra - ora tecnicamente Jabhat Fatah al-Sham - senza più
ascoltare le preoccupazioni di chi sostiene i cosiddetti ribelli
moderati.Prima del voto invece la Casa Bianca sembrava aver deciso di
lasciare ogni decisione in merito alla prossima amministrazione.
Ovviamente l'andamento dei rapporti con la Russia avrà un forte impatto
sull'Europa, in quanto una migliore cooperazione sulla Siria porterebbe
naturalmente anche ad un tentativo di abbassare le tensioni intorno
all'Ucraina, con ripercussioni sulle operazioni della Nato nei paesi
dell'Europa Orientale. E' noto infatti la volontà di Trump di riorientare
la Nato verso un ruolo di anti-terrorismo; rimane da vedere se, e con
quali tempi, questa visione sarà attuata nei fatti.Ci sono numerose altre
aree in cui le contraddizioni della campagna elettorale provocheranno
scontri politici ed istituzionali nei prossimi mesi. Uno di queste è
l'Iran, dove la volontà dichiarata di "stracciare l'accordo" sembra
difficilmente conciliarsi con la realtà dell'apertura nei confronti della
Repubblica Islamica già avviata nel resto del mondo.Un'altra è la Cina.
In campagna elettorale Trump ha criticato fortemente la Cina, soprattutto
in campo economico, indicandola come principale responsabile della perdita
del lavoro industriale in America.Anche qui la retorica si scontrerà con
la necessità di collaborare in qualche misura con la grande potenza
asiatica, ed anche qui si è registrato un segnale interessante in questi
giorni. Uno dei consiglieri di Trump, James Woolsey, ex direttore della
Cia, dopo l'elezione ha affermato che occorre rivedere la posizione
americana nei confronti della Banca Asiatica per gli Investimenti
Infrastrutturali, il principale strumento di finanziamento dei progetti
infrastrutturali One Belt One Road. Questa dichiarazione considerata
insieme ai cambiamenti in atto nella politica cinese, con la
concentrazione sui consumi e sulla qualità indicata nel tredicesimo piano
quinquennale,  fa capire la volontà - almeno di alcuni - di cercare la
collaborazione con la Cina in base ad una visione economica diversa da
quella dei bassi costi.  In conclusione, si può dire che si stanno già
delineando i grandi temi che andranno inevitabilmente affrontati a causa
della vittoria di un candidato outsider che, nonostante gli atteggiamenti
e i toni problematici utilizzati durante la campagna elettorale, ha
focalizzato l'attenzione su alcuni problemi fondamentali per tutto il
mondo occidentale.L'ottimismo mi porta a pensare che le istituzioni
statunitensi saranno abbastanza forti da bloccare eventuali deviazioni
dalle norme costituzionali che potrebbero emergere; e anche che crescerà
la consapevolezza di un cambiamento necessario per ristabilire la fiducia
tra cittadini e istituzioni politiche, anche se a livello pratico, la
strada sarà piena di ostacoli.


Id.Informazione: 0870000100
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Ritorno a Westfalia
聽(di Andrew Spannaus) Nella ricerca di un concetto che possa unificare la
politica estera della nuova Amministrazione Trump, spunta una "vecchia
idea" che potrebbe essere coerente con la visione del nuovo Presidente e
anche ridare ordine alle relazioni internazionali. La propone Stephen
Walt, professore di relazioni internazionali a Harvard University, in un
articolo recente su Foreign Policy: il principio di sovranit脿 nazionale
del Trattato di Westfalia.
Walt definisce come punto centrale: "l'idea che gli stati sono
responsabili per il proprio territorio e cittadini, e che altri stati non
dovrebbero interferire con nessuno dei due". E' una visione coerente non
solo con la mentalit脿 di "America First" identificata con Trump, ma anche
con il sentimento nazionalista che sta emergendo in molti paesi europei.
"E non 猫 proprio un concetto controverso - scrive Walt - anzi,
costituisce ancora buona parte della base del diritto internazionale".

Il professore di Harvard non sembra un grande fan di Trump, ma la chiave
di lettura che offre tocca un punto fondamentale nel mondo di oggi. La
globalizzazione degli ultimi decenni ha permesso ad un 茅lite
internazionale di acquisire un potere spropositato sulla politica e
sull'economia reale. Il processo 猫 passato principalmente attraverso il
potenziamento della finanza, ma 猫 stato aiutato da decisioni politiche
esplicite con il tentativo di eliminare i confini.
Nel promuovere un sistema di diritti condivisi a livello mondiale, il
principio di Westfalia 猫 stato abbandonato in pi霉 campi, a partire da
quello militare. Il cambiamento di regime e il cosiddetto diritto di
proteggere - due facce della stessa politica - affermano la supremazia dei
valori democratici definiti dal mondo occidentale sulla sovranit脿
nazionale.
La politica economica 猫 forse ancora pi霉 esplicita: il ruolo dello stato
deve sparire. Dalle istituzioni internazionali come il FMI, ai grandi
trattati commerciali, si fa di tutto per evitare dei confini che limitano
lo spostamento del lavoro e dei capitali, proclamando la bont脿
tautologica dei "libero mercato", pur quando viene sfruttati per interessi
specifici.

Il fallimento dell'茅lite occidentale 猫 strettamente collegato a questo
cambiamento di concezione generale. Una certa visione del mondo, da
attuare con strumenti a volte democratici e a volte non, ha facilitato le
politiche che hanno fomentato il malcontento di grossi segmenti della
popolazione, che a sua volta vedono in questi "valori" della
globalizzazione una minaccia non solo al proprio benessere, ma ancora di
pi霉 alla propria identit脿.
Oggi l'idea di un ritorno al "nazionalismo" viene considerato pericoloso,
per forza negativo in quanto associato alle guerre del passato. A guardare
bene per貌 una ripresa del concetto di sovranit脿 nazionale sembra
particolarmente importante proprio per contrastare la perpetuazione degli
errori pi霉 gravi del mondo occidentale negli ultimi decenni: una politica
estera basata su interventi militari a volte difficili da giustificare, e
una politica economica che ha provocato una serie di crisi che ora si
stanno ritorcendo contro la classe che ne ha tratto beneficio, ignorandone
i risultati su buona parte della popolazione.

L'anomalia della Libia
(di Paolo Balmas) A Roma il 30 novembre 2016, durante la conferenza
鈥淒eep Maghreb: insecurity and stability鈥�, organizzata dalla Nato
Defense College Foundation, in collaborazione con il Nato Defense College,
猫 intervenuto l鈥檈x Primo Ministro della Libia, Mahmoud Gebril. I dati
che ha fornito sul futuro della regione e del suo Paese in particolare,
richiedono attenzione.
La Libia, ha detto Gebril, rappresenta un鈥檃nomalia, in quanto fra
trent鈥檃nni avr脿 una popolazione di appena nove milioni di abitanti, a
differenza dei vicini che, invece, saranno molto pi霉 popolati, ognuno da
decine di milioni di persone. La ricchezza potenziale che pu貌 raggiungere
la Libia, grazie agli idrocarburi, 猫 chiaramente enorme in rapporto
all鈥檈siguo numero di cittadini. Tuttavia, la crescita generale della
popolazione africana entro il 2050 generer脿 circa 200 milioni di persone
in movimento verso nord alla ricerca di un lavoro. L鈥檌nsieme di questi
fattori, potrebbe tradursi in una opportunit脿 per la Libia. Ma non se le
condizioni in cui versa sussisteranno troppo a lungo.

Oltre a dare una sintetica immagine di ci貌 che attende il suo Paese nei
prossimi anni, Gebril ha avanzato anche qualche proposta concreta per i
paesi occidentali che sono realmente intenzionati ad aiutare a ritrovare
la strada dell鈥檜nit脿 e dello sviluppo economico.
Innanzitutto, l鈥檈x Primo Ministro ha fatto notare che uno dei problemi
fondamentali che oggi affligge il popolo libico, per raggiungere un
qualsiasi tipo di accordo sul governo del paese, 猫 che persiste una grave
diffidenza fra i vari gruppi che lo compongono. La divisione che sembra
irrisolvibile ha cominciato a manifestarsi nel 2011, in seguito
all鈥檌ntervento della Nato. Da allora, la situazione non ha fatto altro
che irrigidirsi.
Inoltre, ha aggiunto, in Libia (come in tutto il Maghreb e il Sahel), ci
sono troppe armi. Ma queste non sono la soluzione per affrontare le varie
milizie che operano sul territorio, n茅 sono sufficienti per combattere il
terrorismo.
Il problema del Daesh, che ha conquistato terreno anche in Libia, secondo
Gebril 猫 che rappresenta il principale datore di lavoro. Non esistono i
presupposti per combattere questo fenomeno. E la cosa pi霉 preoccupante 猫
che arruolano e coinvolgono in attivit脿 illecite, ragazzi dai 15 ai 25
anni.

L鈥檜nica soluzione, per Gebril, 猫 nello sviluppo economico. Non si deve
solo pensare di accogliere i migranti in altri paesi, bisogna ragionare su
come sostenere le loro economie. In Libia esistono tra 26 e 28 citt脿
senza la presenza di miliziani e l鈥檈x Primo Ministro si chiede perch茅
non sia possibile partire proprio da qui. La divisione che domina la
Libia, inoltre, potrebbe essere superata con la tecnologia.
Tuttavia, Gebril non 猫 entrato nei dettagli (per ovvie ragioni di tempo).
Rimane, cos矛, aperto il quesito su quali siano i progetti per definire lo
sviluppo economico libico. In qualsiasi caso, data la situazione di
instabilit脿 che si protrae nel Paese da cinque anni, ci si chiede se in
Occidente ci sia la capacit脿 di raggiungere un accordo (fra occidentali)
ed esercitare la volont脿 di instaurare le basi di un cambiamento e di un
nuovo sviluppo economico (che potrebbe in parte venire in aiuto anche sul
fronte della crisi migratoria), oppure se non sussiste davvero una visione
nuova per il Paese.

Verso l鈥檌ncontro Abe-Putin

(di Paolo Balmas) Il Ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida si 猫
recato in Russia il 1 dicembre 2016 per un incontro preliminare con
Vladimir Putin, in vista del viaggio del Presidente russo a Tokyo questo
mese. Kishida ha dichiarato di dover portare un messaggio a Putin e che
incontrer脿 la sua controparte, il ministro Lavrov, per parlare del
trattato di pace che attende la firma da oltre settanta anni.
Il vertice, che si terr脿 a Tokyo nei prossimi giorni, oltre alla
risoluzione della disputa territoriale dei Territori del Nord/Isole Curili
e alla firma del trattato di pace, prevede lo sviluppo dei settori
energetico e sanitario della regione estremo orientale russa. La proposta
giapponese 猫 stata presentata in un documento diviso in otto punti, lo
scorso maggio 2016 a Sochi, da Shinzo Abe al presidente Putin. Fra gli
obiettivi del piano vi 猫 la trasformazione della regione russa che si
affaccia sul Pacifico in una base per le esportazioni.

I temi degli otto punti sono stati discussi anche a Lima poco pi霉 di una
settimana fa, durante il summit dell鈥橝sia-Pacific Economic Cooperation
(APEC). I vice ministri giapponese e russo per lo Sviluppo economico hanno
parlato di energia eolica e di sviluppo urbano nella stessa regione della
Russia. Inoltre, hanno discusso di cooperazione nel settore dell鈥檈nergia
nucleare. Si 猫 prospettata la possibilit脿 di affidare alla Russia la
dismissione dei reattori nell鈥檌mpianto Fukushima-1.
Agli incontri organizzati nella cornice dell鈥橝PEC ha partecipato anche
il presidente di Gazprom, Alexey Miller, il quale ha descritto un鈥檃mpia
visione dei potenziali rapporti della Russia con il Giappone che, essendo
uno dei primi mercati energetici del mondo, offre nuove opportunit脿 e
progetti in varie aree di cooperazione.

La Carrier rimarr脿 in Indiana

(di Andrew Spannaus) La perdita di posti di lavoro industriali 猫 stato il
tema principale della campagna elettorale di Donald Trump, che ha
criticato fortemente la politica di delocalizzazione perseguita negli
ultimi decenni. Uno dei bersagli pi霉 in vista delle critiche di Trump,
come anche di altri candidati, 猫 stata la United Technologies,
controllante della nota marca Carrier, che produce componenti per il
raffreddamento, il riscaldamento e la ventilazione.
Il 10 febbraio 2016 la United Technologies annunci貌 che avrebbe chiuso
due stabilimenti nello stato dell'Indiana, trasferendo oltre 2 mila posti
di lavoro in Messico. Questo, nonostante la societ脿 facesse profitti e
avesse ricevuto milioni di dollari di incentivi pubblici dal governo
federale e dallo stato dell'Indiana.
Questa settimana il Presidente eletto Trump ha ottenuto il suo primo
successo in questo campo, in quanto la Carrier ha annunciato che manterr脿
800 posti di lavoro nel suo stabilimento in Indiana, invece di spostarli
in Messico. I vertici dell'azienda si sono incontrati con Trump, che ha
potuto offrire ulteriori incentivi pubblici da parte dello stato
dell'Indiana; si tratta di sgravi di circa 7 milioni di dollari, negoziati
insieme al futuro Vicepresidente Mike Pence, attualmente governatore dello
stato.

Gli incentivi sono uno strumento diverso da quello paventato dal candidato
Trump durante la campagna elettorale: i dazi. La minaccia era di
penalizzare con un sovraprezzo del 30% le societ脿 che avrebbero spostato
la produzione e poi venduto i prodotti negli Stati Uniti. Naturalmente
Donald Trump non 猫 ancora presidente, e rimane da vedere se il modello
preferito sar脿 il taglio delle tasse oppure se dar脿 vita davvero alle
misure "protezionistiche" cos矛 temute dall'establishment occidentale.

Per Bernie Sanders la mossa di Trump e delle autorit脿 dell'Indiana 猫
pericolosa, perch茅 ora altre societ脿 potranno ricattare lo stato in
ricerca di incentivi di vario tipo. Trump aveva promesso di fare pagare
una tassa alla United Technologies - ha scritto Sanders in un commento sul
Washington Post. Secondo l'ex candidato democratico sarebbe il caso di
minacciare societ脿 come la Carrier con la perdita di commesse pubbliche e
anche chiedere indietro tutti gli incentivi fiscali che hanno gi脿
ricevuto.
Sembra infatti che il fattore delle commesse pubbliche abbia
effettivamente avuto un ruolo nella decisione della Carrier. Secondo John
Mutz dell'agenzia per lo sviluppo economico dell'Indiana, la minaccia di
perdere "un rapporto favorevole con gli appaltatori federali" 猫 stato un
fattore ancora pi霉 importante di quello degli incentivi.
La Carrier chiuder脿 comunque uno dei suoi impianti in Indiana per
spostare una parte della produzione in Messico; saranno licenziati oltre
1000 lavoratori.

Russia e Cina puntano sulle armi ipersoniche

(Transatlantico) La Russia e la Cina stanno lavorando per sviluppare armi
ad alta velocit脿 che opererebbero ad un altitudine e con una capacit脿 di
manovra tali da rendere inutili i sistemi di difesa antimissile, secondo
uno studio pubblicato di recente dalla National Academy of Sciences degli
Stati Uniti. Il Pentagono sembra non solo non avere il materiale fisico
per contrastare questa sfida alla propria superiorit脿 e estensione
globale, ma secondo l'autore del rapporto Mark J. Lewis, il Pentagono non
pensa nemmeno che sia una minaccia urgente. Di conseguenza manca
l'organizzazione concettuale e operativa in merito a questa problematica.
Le dottrine attuali mirano a difendersi da un attacco aereo tradizionale,
o da missili provenienti da fuori dell'atmosfera, ma questi approcci
"potrebbero non essere adeguati per affrontare la minaccia trasversale
posta dalle armi che si manovrano ad alta velocit脿", afferma il rapporto.
I russi hanno condotto una prova di veicoli ipersonici in aprile di
quest'anno, e Russia Today afferma che le testate russe sono gi脿 in grado
di muoversi a velocit脿 ipersonica nella fase finale del tragitto;
tuttavia ci vorranno ancora anni per sviluppare un missile in grado di
mantenersi oltre la velocit脿 del suono per tutto il percorso.
Si stima che i cinesi siano ad un livello di sviluppo ancora pi霉 avanzato.

L鈥橧ndonesia esce dall鈥橭pec, per il momento

(Transatlantico) L鈥橧ndonesia ha sospeso la propria adesione all鈥橭pec,
l鈥檕rganizzazione dei paesi produttori di petrolio. La decisione 猫 stata
presa in seguito alla disposizione di tagliare la produzione complessiva
di 1,2 milioni di barili al giorno (b/g), da parte dei paesi membri.
L鈥橧ndonesia avrebbe dovuto diminuire la propria produzione del 5%, che
corrisponde a 37.000 b/g. Il Ministro dell鈥橢nergia indonesiano, Ignasius
Joan, ha comunicato che il Paese si pu貌 permettere al massimo un taglio
di 5.000 b/g, come indicato nella legge finanziaria del Governo per il
2017. Il consumo nazionale raggiunge circa 1,6 milioni di b/g. L鈥橭pec ha
accettato la sospensione. L鈥橧ndonesia l鈥檃veva gi脿 chiesta nel 2009,
dopo essere diventata un paese importatore, ed era rientrata
nell鈥橭rganizzazione lo scorso dicembre 2015.

In Etiopia, leader dell鈥檕pposizione arrestato

(Transatlantico)Il leader dell鈥檕pposizione etiope 猫 stato arrestato
all鈥檃eroporto di Addis Abeba al rientro da un viaggio in Europa, dove
aveva riferito di fronte al Parlamento europeo sullo stato di emergenza
nel suo Paese. Dopo settimane di proteste e di violenze, il Governo etiope
猫 riuscito a mantenere il controllo effettuando pi霉 di 11.000 arresti.
Le proteste sono scoppiate in seguito a una riforma del territorio. I
fatti si sono svolti nello stesso periodo dell鈥檃pertura di nuove tratte
ferroviarie che il Paese attendeva per sostenere lo sviluppo
dell鈥檈conomia nazionale. L鈥橢tiopia gode di una prospettiva di
crescita, demografica ed economica, fra le maggiori del continente
africano.


Segnalazioni


Data Inserimento: 29/11/2016
Paese/i Ungheria;
Settore/i di Interesse: Costruzioni/ Edilizia;


NUOVO STADIO PER IL CLUB SPORTIVO VASAS

Il club sportivo Vasas ha pubblicato una gara d’appalto per la
progettazione e costruzione di un nuovo stadio con capacità di 5.000
posti ed una struttura con tetto in acciaio. Il termine per la
presentazione delle offerte è il 12 gennaio 2017, con un budget massimo
di 5,5 miliardi di fiorini (18,3 milioni di euro). La gara prevede la
progettazione e la realizzazione dello stadio con tribune e con un
edificio principale a quattro piani, incluse le strutture di servizio,
un parcheggio da 130 posti macchina e strade adiacenti. Possono
presentare le offerte le ditte il cui incasso netto ha raggiunto i 5
miliardi di fiorini (16,7 milioni di euro) negli ultimi tre anni di
bilancio, di cui 1,1 miliardi di fiorini (3,7 milioni di euro) derivanti
da costruzioni. <?
"urn:schemas-microsoft-com:office:office" />
La nuova struttura sostituirà lo stadio che si trova nel 13° distretto
di Budapest, la cui demolizione è cominciata ad inizio novembre. Il
nuovo stadio sarà di proprietà statale e verrà gestito dal Vasas. Il
club vorrebbe iniziare ad utilizzare la nuova struttura in occasione del
suo 107° anniversario, il 16 marzo 2018.


Fonte
Nominativo : BUDAPEST
Indirizzo : OLASZ KÜLKERESKEDELMI INTÉZET(I.C.E.)- OLASZ NAGYKÖVETSÉG
KERESKEDELEMFEJLESZTÉSI SZEKCIÓJA-EAST-WEST BUSINESS CENTER RÁKÓCZI ÚT
1/3 H-1088 BUDAPEST
Telefono : 003612667555              Fax :         003612660171
E-Mail: budapest@ice.it
Web: http://www.ice.gov.it/paesi/europa/ungheria/ufficio.htm


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Id.Informazione: 0870000101
Data Inserimento: 29/11/2016
Paese/i Ungheria;
Settore/i di Interesse: Costruzioni/ Edilizia;


NUOVO PONTE SUL DANUBIO A BUDAPEST

L’Ente nazionale per lo sviluppo delle infrastrutture (NIF) ha
pubblicato la gara d’appalto internazionale per la realizzazione di due
ponti sul Danubio. Il primo collegherà Via Galvani (lato Buda) con la
parte settentrionale dell’isola di Csepel e prenderà il nome di ponte
Galvani, l’altro sarà il proseguimento che congiunge l’isola di Csepel
con il lato Pest (ponte Soroksári). Entrambi i ponti saranno di tre
corsie con piste ciclabili. La gara prevede la preparazione degli studi
di fattibilità, gli studi di impatto ambientale, la valutazione
d’impatto Natura 2000, la presentazione del permesso ambientale e la
progettazione dei collegamenti stradali di due corsie di 7,45 km con le
relative autorizzazioni. Il termine per la presentazione delle offerte è
il 12 gennaio 2017. Possono presentare offerte le società che hanno
realizzato un incasso netto di almeno 750 milioni di fiorini (2,5
milioni di euro) da attività di progettazione di strade a due corsie e
di ponti negli ultimi tre periodi di bilancio.<?
"o" ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />


Fonte
Nominativo : BUDAPEST
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Id.Informazione:

0000004190

Data Inserimento:

24/05/2016            Ultimo Aggiornamento:      26/05/2016 

Paese/i

Giappone; 

Settore/i di Interesse:

Telecomunicazioni / Tecnologie dell'informazione;Trasporti;Industria; 

 

ELENCO DELLE GARE DI APPALTO CHE VERRANNO PUBBLICATE DA JR EAST NEL CORSO DEL FY 2017 (1 APRILE 2016 - 31 MARZO 2017)

 

JR East, il piu' grande operatore ferroviario del mondo per numero di passeggeri trasportati, facente parte del Gruppo JR, ha pubblicato l'elenco delle gare di appalto che verranno lanciate nel corso dell'anno finanziario 2017. I quattro settori coinvolti sono: materiali rotabili, impianti, componenti elettrici, sistemi di segnalazione e di comunicazione. Per maggiori informazioni sulle condizioni per poter divenire fornitore di JR East, si prega di visitare il sottoindicato sito web. www.jreast.co.jp/e/data/procurement/expectation.html

 

Fonte

Nominativo :

Ambasciata d'Italia - Tokyo

Indirizzo :

2-5-4, Mita,Minato-Ku 108 8302 Tokyo Giappone

Telefono :

3 34535291              Fax :         3 34562319

E-Mail:

ambasciata.tokyo@esteri.it

Web:

www.ambtokyo.esteri.it


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Id.Informazione:

1680002121

Data Inserimento:

24/05/2016

Paese/i

India; 

Settore/i di Interesse:

Multisettoriale;Sviluppo Urbano; 

 

MAHARASHTRA: GOVT PLANS NEW TOWNSHIP IN PALGHAR.

 

http://newsonprojects.com/story.asp?news_code=25076

The state government is likely to develop a new township complete with administrative offices and logistics in the tribal district of Palghar. Chief Minister Devendra Fadnavis plans a holistic development of the district, which is facing plenty of problems including malnourishment and low literacy.

The chief minister is keen on CIDCO or MMRDA evolving the comprehensive plan for the new township in Palghar. The state government reckons that Palghar, which houses more than 50 per cent tribal population (adivasi), will have to factor in social aspects when they go for a makeover of the district. The yardstick for smart city projects modelled in other urban sectors will not work in this district, experts believe.

Revenue Minister Eknath Khadse said, There is a vast stretch of 1,500 acres of land in Palghar. I have already discussed the matter with the chief minister for development of township complete with administrative buildings and logistics.

Palghar district was carved on August 1, 2014, out of old Thane district. Palghar became the 36th district of Maharashtra. It comprises the talukas of Palghar, Vikramgad, Jawar, Mokhada, Dahanu, Talasari, Vada, and Vasai-Virar. According to the census (2011), the total population of the district is 2.99 crore of which the tribal (rural) population is 52 per cent. The urban population is 48 per cent. Geographically, Palghar's neighbourhood is districts of Thane and Nashik in east and northeast. It has Valsad district of Gujarat state on the north.

A senior officer said, "There is a growing demand from locals to have administrative officers under one umbrella. The people of Palghar have to still rely on neighbouring Thane or Mumbai for many administration works."

However, officials cautioned, "The concept of township should not open the gates for real estate development alone. What is more significant is to address social economy of the region where tribals are still malnourished."

The core sector where investments will have to be brought and developed includes education, health and industries. A senior Cabinet minister said, "The smart city concept will not exactly work in Palghar. We have to ensure the divide between the tribal rural and urban is bridged with comprehensive development in health, education and employment sectors."

Some in the ministry of urban development pointed out, Instead of piecemeal development, they should carve a separate plan for all tribal clusters dotted across districts in Maharashtra. It would include Nandurbar, Melghat, Dharni amongst others.

 

Fonte

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MUMBAI

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1680002122

Data Inserimento:

24/05/2016

Paese/i

India; 

Settore/i di Interesse:

Multisettoriale;Sviluppo Urbano;Costruzioni/ Edilizia; 

 

TN GOVT TO DEVELOP A SATELLITE TOWNSHIP NEAR MADURAI

 

Tamil Nadu government on 4 March announced couple of major projects including a satellite township on the outskirts of Madurai costing of Rs 120 crore and to build 4,454 houses in several other districts.

the township would be created about 15 km away from Madurai along the Madurai-Tirunelveli highway near the airport. It would be created over 586.86 acre owned by the Housing Board in Thoppur-Uchappatti.

The township would have 19,500 plots to be developed at a cost of Rs 120 crore with basic amenities like drinking water, roads, drainage, street light, rain water harvesting facilities and parks. Of this, 14,300, 2,500, 750 and 1,950 plots would be alloted to low, middle, high income groups and economically weaker sections respectively.

It would also have schools, commercial complexes, police station, post office, primary health centre, fire station and upgraded industrial houses funded by the housing board.

 

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1680002123

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24/05/2016

Paese/i

India; 

Settore/i di Interesse:

Risorse idriche/rifiuti; 

 

ADANI PORTS LAYS FOUNDATION STONE FOR RS. 1,270-CR PROJECT.

 

http://newsonprojects.com/story.asp?news_code=18701

The Union Shipping Minister Nitin Gadkari recently laid foundation foundation stone for the Rs. 1,270 crore container terminal at Kamaraj Port (Ennore), which will be developed by Adani Ports and SEZ Ltd., through its newly floated company.

The company has entered into a 37% revenue sharing agreement with the Port management for this project and this is considered to be one of the highest in the industry in the recent times.

Kamaraj Port's Chairman and Managing Director M A Baskarachar said that while ADANI Ennore Container Terminal Pvt. Ltd., company floated by Adani Ports and SEZ Ltd., will invest Rs. 1,270 crore to construct berths and equipments, the Port will invest around Rs. 300 crore in dredging and to create rail and road networks.

He added, that the terminal which will come in 36.5 hectares of land will have two berths and first one will be ready in 27 months, while the second berth will be ready in two years. When the terminal goes on full stream, it can handle 1.4 million TEUs (twenty equivallent unit) every year.

 

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1680002124

Data Inserimento:

24/05/2016

Paese/i

India; 

Settore/i di Interesse:

Risorse idriche/rifiuti; 

 

KAKINADA DEEP WATER PORT TO INVEST ON DREDGING WORK WORTH RS.650 CRORE

 

http://newsonprojects.com/story.asp?news_code=13760

Kakinada Deep Water Port is all set to invest Rs 650 crore over the next two years for deepening the entrance channel upto the depth of 16 metre from the current 14 metre, stated its chairman KV Rao. This will enable the port to increase its cargo handling capacity and also bring down the freight charges for customers who hire larger vessels

 

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mumbai@ice.it

Web:

http://www.ice.gov.it/paesi/asia/india/ufficio3.htm

Acciaio: bassa crescita e oversupply

 

La performance del settore dell’acciaio a livello mondiale nel 2012 è stata debole a causa del rallentamento dell’economia globale e caratterizzata da andamenti difformi per aree. La dinamica mostra una lieve accelerazione nei primi 8 mesi del 2013, che registrano un incremento della produzione mondiale del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2012.

 

Nel 2012 il continente asiatico ha registrato una crescita della produzione del 3%, superando il miliardo di tonnellate metriche (circa il 65% della produzione mondiale).

 

Negativa la performance dell’area europea con una contrazione dei volumi prodotti nel corso del 2012 del 4,5%, prevalentemente a causa della profonda crisi dei settori a valle (in particolare automotive e costruzioni).

 

Le principali criticità del settore sono il non pieno sfruttamento della capacità produttiva (overcapacity) e l’eccesso di offerta rispetto a condizioni di domanda ancora deboli (oversupply).

 

Dal punto di vista delle aziende del settore, la volatilità del prezzo degli input e la flessione dei prezzi finali hanno avuto tre ordini di implicazioni: i) riduzione dei margini di profitto, ii) mancati investimenti in nuovi impianti, iii) razionalizzazione dei processi produttivi e integrazione verticale (in particolare attraverso attività di M&A).

 

L’outlook del settore nel medio termine è moderatamente positivo (la produzione dovrebbe registrare un incremento del 2,9% nel periodo 2013-2018), sebbene permangano fattori d’incertezza legati alle criticità dei singoli mercati.

 

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A cura dell’Ufficio Studi Economici

Tiziano Spataro, analista responsabile del desk Settori, con la collaborazione di Ludovica Matarazzo. 
e-mail:  ufficio.studi@sace.it

 

ALGERIA

Il partito di governo FLN punta a candidare il presidente Bouteflika alle prossime elezioni presidenziali di aprile 2014.Nonostante l’assenza di alcuni mesi a causa delle condizioni di salute, il ritorno di Bouteflika a settembre è stato segnato da un rimpasto di governo e da misure volte a riaffermare la sua presa sulla politica algerina. La frammentazione politica (oltre 100 partiti presenti nel paese) potrebbe favorire la rielezione del presidente già settantaseienne per un quarto mandato consecutivo.

ANGOLA

Il Presidente Dos Santos ha annunciato che nel 2013 il paese crescerà in termini reali del 5,1%,  contro il 7,1% previsto in precedenza. I fattori che hanno causato il rallentamento sono la crescita nel settore oil, inferiore alle attese, la siccità che ha ridotto la produzione agricola, e la debolezza dei mercati globali. Anche gli investimenti pubblici si sono rivelati inferiori alle attese e l’emissione di Eurobond per 1 miliardo di dollari (destinati a finanziare nuove infrastrutture), inizialmente programmata per quest’anno, slitterà al 2014. Segnali positivi arrivano però dall’inflazione ai minimi storici (8,9% anno su anno), dalleriserve valutarie in aumento (USD 33,4 miliardi a ottobre) e dalla stabilità del tasso di cambio.

AZERBAIJAN

Le elezioni presidenziali sono state dominate dal caso della Commissione Elettorale Centrale che ha emanato i risultati elettorali un giorno prima del voto, attribuendo al presidente uscente Ilham Aliyev il 73% dei voti. L’accaduto è stato giustificato dalla Commissione come un test sul sistema di conteggio dei voti. I risultati ufficiali hanno riconosciuto al Presidente una quota di voti dell’85%, con il principale rivale fermo a meno del 6%. L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ha definito le elezioni come manchevoli delle minime regole di competizione democratica, segnalando casi di detenzione, di attacchi fisici e di pressioni subite dai giornalisti, giudicando la tornata elettorale in maniera totalmente negativa.

CONGO, REPUBBLICA DEMOCRATICA

Il Primo Ministro Augustin Matata Ponyo, vista la stabilità del franco congolese negli ultimi anni (attorno ad un tasso medio di 917 per dollaro) ha proposto di adottare la valuta locale nella tassazione del settore minerario, al fine di ridurre l’uso corrente del dollaro. Il governo sta cercando di aumentare gli introiti fiscali stimolando la crescita del settore minerario e aumentando le quote di partecipazione statale nei nuovi progetti. Nonostante la stabilità della valuta locale, i maggiori dubbi sulla proposta governativa riguardano la liquidità dei mercati valutari, fattore che potrebbe spingere le compagnie minerarie ad opporsi alla misura.

IRLANDA

Il governo ha scelto di alleggerire la manovra di rientro dal debito prevista per il 2014 (pari ora al 124% del PIL),ristrutturandola e rendendola più growth friendly. Questi cambiamenti comporteranno un aumento del PIL del 2%, (contro l’1,8% stimato con la manovra precedente). Il nuovo piano, che prevede sempre un consolidamento per EUR 3,1 miliardi, riduce i tagli strutturali di 0,6 miliardi, compensandoli con manovre temporanee aventi minori effetti depressivi sulla crescita, e consentirà comunque al paese di centrare l’obiettivo di deficit stabilito al 4,8% del PIL (7,3% nel 2013). Il governo appare al momento intenzionato ad uscire a metà dicembre dal programma di salvataggio, senza cercare nuove estensioni o linee di credito.

MAROCCO

Il governo ha sottoscritto coperture finanziarie con l’acquisto di opzioni call sul diesel europeo. L’utilizzo dei derivati mira a limitare ripercussioni sociali nel caso in cui i prezzi internazionali del greggio dovessero presentare rialzi straordinari. L’operazione segue la riduzione dei sussidi sui derivati del petrolio richiesta dal FMI, che ha causato incrementi dei prezzi al consumo fra il 5% e l’8%. Il governo si è rivolto alla Banque Marocaine du Commerce Exterieur che, successivamente, si è riassicurata con Barclays, City e Morgan Stanley per un valore di circa USD 50-60 milioni. Si tratta del primo caso di copertura sui corsi del petrolio da parte di un governo importatore.

MONTENEGRO

Dichiarata la bancarotta dell’industria dell’alluminio KAP i cui debiti ammontano a EUR 459 milioni equivalenti al 10% del PIL montenegrino. L’export dell’impresa costituiva da solo il 30% dell’export totale montenegrino e la sua produzione il 4,7% del PIL del paese nel 2012. Sebbene il Fondo Monetario Internazionale spinga per una liquidazione degli assets aziendali, il governo è intenzionato a trovare un compratore al fine di tutelare i 700 impiegati (a luglio erano 1200), che ne fanno la maggiore impresa del paese per numero di dipendenti. I principali creditori dell’azienda sono lo stato del Montenegro ed il gruppo russo Deripaska, il quale ha annunciato che richiederà compensazioni per un miliardo di euro ricorrendo ad un arbitrato internazionale.

MYANMAR

Negli ultimi giorni il paese è stato colpito da una serie di attacchi terroristici di matrice ignota, con esplosioni di modesta entità causate da ordigni artigianali, per lo più in alberghi e altre strutture commerciali o di pubblico interesse. Il numero delle vittime è stato contenuto e, molto probabilmente, il reale intento dei terroristi era di generare insicurezza in vista dei Giochi del Sud Est Asiatico (che il paese ospiterà nel prossimo dicembre) e del turno di presidenza dell’ASEAN nel 2014. Restano ignoti i responsabili degli attentati (le ipotesi indicano i vari gruppi ribelli del paese, l’opposizione o - addirittura - le stesse forze armate nell’intento di acquisire maggior rilevanza) e si temono altre azioni, specialmente nel distretto finanziario di Yangon.

PERÙ

L’istituto nazionale di statistica ha diffuso i dati sulla performance del settore minerario, che nel mese di agosto ha registrato un aumento a/a della produzione dell’1,34% (+7,9% rispetto al mese di luglio). Il comparto estrattivo, che pesa per più del 50% sull’export complessivo del paese, rappresenta il motore della crescita economica del Perù. La crescita reale del PIL, secondo le stime della banca centrale, dovrebbe attestarsi nel 2013 al 5,5%, in rallentamento rispetto al 6,3% del 2012. A frenare la crescita è la dinamica negativa del prezzo del rame, principale commodity prodotta nel paese: la flessione delle quotazioni del minerale pesano sulle partite correnti, che per la prima volta in dieci anni dovrebbero registrare nel 2013 un saldo negativo.

PETROLIO, DERIVATI

La crescita della produzione di shale oil americano ha permesso alle raffinerie USA di accedere al greggio a prezzi più bassi rispetto alla concorrenza europea. A settembre la produzione statunitense è cresciuta di più del 5% rispetto all’anno precedente. La produzione europea è invece segnata dalle difficoltà di approvvigionamento provocate dal calo di produzione dei paesi africani (specialmente Libia e Nigeria) e risente dei prezzi più competitivi del prodotto americano. Per gennaio 2014 è stata annunciata la chiusura della filiale di Mantova della raffineria ungherese Mol (produzione pari a 55 mila barili al giorno), ultimo caso di chiusura per una produzione europea che dal 2008 si è ridotta di 1,7 milioni di barili al giorno.

UCRAINA

È stato esteso a tutte le aziende l’obbligo di rivendere il 50% degli introiti in valuta forte alla Banca Centrale. Il vincolo era già stato introdotto a fine 2012 per i soli esportatori, al fine di limitare la caduta delle riserve estere. La misura si è però rivelata insufficiente, visto il crollo delle riserve del 12% da inizio anno. È ipotizzabile che il governo adotti nuove misure di controllo sui capitali e sul mercato valutario. Il rischio di una crisi di bilancia dei pagamenti è esacerbato dalla decisione del paese di proseguire nelle trattative con l’UE aprendo un conflitto con la Russia, primo partner commerciale e principale fonte di approvvigionamento di gas. Senza un prestito ponte da parte dell’UE o del FMI è molto probabile una svalutazione della hryvnia.

UNIONE EUROPEA - RUSSIA

L’UE ha chiesto all’OMC di deliberare sull’imposta per il riciclo di autoveicoli stabilita dalla Russia (dovrebbe generare entrate per EUR 1,3 miliardi) ritenuta di natura protezionistica (in quanto colpisce i veicoli importati) e discriminatoria (perché sono esclusi i veicoli prodotti nell’Unione Doganale Euroasiatica). La disputa continua dopo il fallimento dei negoziati bilaterali cominciati nel luglio scorso, ad appena 11 mesi dall’ingresso della Russia nell’Organizzazione. L’importanza dell’iniziativa deriva dallo squilibrio commerciale che l’Unione europea ha con la Russia a causa delle importazioni di energia, bilanciato proprio dalle esportazioni di macchinari e veicoli per un valore annuo di 10 miliardi di euro.

 

 

 

Pillole

 

Congo (Repubblica del): assegnato nuovo rating da parte di Fitch (B+) e Moody’s (BB-)

 

 

A cura dell’Ufficio Studi Economici

e-mail: ufficio.studi@sace.it

 

 

 

IEA “Southeast Asia Energy Outlook”

“Southeast Asia is, along with China and India, shifting the centre of gravity of the global energy system to Asia”.

La International Energy Agency (IEA) ha pubblicato il Southeast Asia Energy OutlookDi seguito le principali indicazioni.

 

Nel 2011 la domanda di energia nei paesi ASEAN1 era di circa 550 Mtoe (million tonnes of oil equivalent), il 4,2% della domanda mondiale. Il consumo di energia nella regione dovrebbe aumentare dell’83% nel periodo 2013-2035, raggiungendo i 1000 Mtoe. A fare da driver saranno i) il sensibile incremento degli standard di vita (il PIL pro capite dovrebbe passare da USD 3.700 nel 2011 a USD 8.700 nel 2035), ii) il crescente tasso di urbanizzazione e industrializzazione, iii) un maggiore accesso all’elettricità (attualmente l’utilizzo pro capite di energia è molto basso, in parte perché oltre 1/5 della popolazione non ha accesso all’elettricità). 

 

Figura 1: domanda di energia dei paesi ASEANLa regione continuerà a dipendere dal consumo di energia da fonti fossili, che rappresenterà l’80% della domanda di energia primaria nel 2035 (76% nel 2011). La domanda di petrolio aumenterà progressivamente dai 4,3 milioni di barili al giorno (mb/g) del 2011 ai 5,4 mb/d del 2020 e ai 6,8 mb/g del 2035. L’area sarà sempre più dipendente dalle importazioni dioil, dal momento che la produzione di petrolio, attualmente pari a 2,5 mb/g, si attesterà a 1,7 mb/g nel 20352, e sarà insufficiente a soddisfare i consumi. Nel 2035 l’import di oil sarà superiore ai 5 mb/g (dagli 1,9 mb/d del 2011), rendendol’area il quarto importatore mondiale dopo Cina, India e Unione Europea. Tale dipendenza strutturale dall’import espone la regione a possibili interruzioni nella fornitura; inoltre la volatilità del prezzo del petrolio, associata alla presenza di sussidi all’industria petrolifera in alcuni paesi dell’ASEAN (la IEA stima pari a USD 51 miliardi nel 2012, per il totale delle fonti fossili) potrebbe comportare un aumento dei costi.

 

La regione continuerà ad essere un importante player nel mercato globale del carbone: si stima che le riserve totali dell’area siano pari a 27,9 miliardi di tonnellate (il 2,7% delle riserve globali), una quantità sufficiente a sostenere gli attuali tassi produttivi per i prossimi 80 anni. La maggior parte delle riserve sono localizzate in Indonesia (uno dei principali paesi produttori ed esportatori a livello mondiale), ma anche altri paesi, come il Vietnam, stanno progressivamente incrementando la propria produzione. La produzione di carbone nel 2011 era pari a 348 Mtce (Metric Tons Carbon Equivalent), con l’Indonesia che rappresenta l’85% dell’output regionale. La IEA prevede un incremento della produzione di carbone del 2,5% medio annuo fino al 2035 (616 Mtce). La crescita sarà guidata principalmente dalla domanda interna e, in misura minore, dalle esportazioni che raggiungeranno i 220 Mtce entro il 2035.

 

Il settore elettrico rappresenterà il 52% dell’incremento della domanda di energia nella regione fino al 2035. Si stima che il consumo finale di elettricità crescerà ad un tasso medio annuo del 4,2%, spinto dalla maggiore domanda proveniente dalcomparto residenziale (i segmenti industriale e dei servizi registreranno invece tassi di crescita più contenuti). La generazione di elettricità crescerà dai 696 terawatt/ora (TWh) del 2011 ai 1.900 TWh nel 2035.

Tutte le fonti utilizzate per la generazione di elettricità aumenteranno nel mix in valore assoluto, ad eccezione del petrolio.Le fonti fossili rimarranno predominanti, rappresentando il 78% delle fonti utilizzate nel 2035, sebbene si osserverà un incremento dell’utilizzo di fonti rinnovabili, e in particolare di idroelettrico, che passeranno dal 14 al 20%.

 

Alla luce del crescente ruolo del settore energetico dell’ASEAN, diviene centrale la necessità di attrarre nuovi investimenti volti ad assicurare l’efficienza, la sostenibilità e la sicurezza energetica. La IEA stima che gli investimenti necessari allo sviluppo delle infrastrutture energetiche saranno pari a USD 1.700 miliardi fino al 2035.

 

Il settore energia è una componente importante dell’attività di SACE, col comparto oil&gas che pesa per il 70% circa del portafoglio in Asia-Pacifico. SACE ha supportato le esportazioni di società italiane per importanti progetti di liquefazione del gas naturale (Papua New Guinea LNG) e di raffinazione del petrolio (Nghi Son Refinery Project in Vietnam). Restano positive le prospettive di business nell'area.

 

 

1 Brunei Darussalam, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam.  

2 Per via del calo della produzione nei principali giacimenti in essere.

 

A cura dell’Ufficio Studi Economici

Tiziano Spataro e Ludovica Matarazzo sono a disposizione per eventuali chiarimenti

e-mail:  ufficio.studi@sace.it

 

 

India, la rupia debole rallenta l’acciaio indiano

Un rallentamento annunciato

L’economia indiana ha registrato nel 2012 il tasso di crescita del PIL peggiore degli ultimi dieci anni, pari al 5%. Mentre il trend al ribasso di produzione industriale e investimenti continua dal 2011, il rallentamento del 2012 è stato esacerbato da un calo del settore servizi, una contrazione delle esportazioni, una riduzione della spesa pubblica (attuata nella seconda metà del 2012 con l’obiettivo di contenere l’elevato deficit fiscale) e un indebolimento dei consumi privati (a causa degli elevati tassi di interesse e della crescente inflazione). Il Q2 2013 (giugno 2013) ha chiuso con una crescita del 4,4% a/a, in linea con il tasso previsto su base annuale per il 2013.

                                                                       

Rupia sotto pressione e risposta della Banca Centrale

In seguito all’annuncio da parte della Fed di un softening della politica monetaria espansiva americana, l’India ha subito una riduzione degli afflussi di capitali esteri1. La valuta è stata oggetto di pressioni che hanno portato a un deprezzamento nei confronti del dollaro USA (-19% contro il dollaro da maggio 2013), causando di conseguenza un nuovo aumento dell’inflazione (WPI pari a 5,8% a luglio 2013).

Questo effetto è stato amplificato dai problemi strutturali che caratterizzano il paese: elevato deficit di parte corrente (stimato al -4,9% del PIL per il 2013), dipendenza dalle importazioni di materie prime ed energia, economia demand-led.


La crescita dell’inflazione potrà causare un’inversione nella politica monetaria che, a partire da gennaio 2013, aveva intrapreso un percorso di graduale allentamento per favorire la crescita. Il deflusso dei capitali esteri, l’aumento del deficit di parte corrente (a cui ha contribuito negli ultimi mesi del 2012 l’acquisto di oro da parte della popolazione locale) e gli interventi della Banca Centrale a difesa della valuta (in particolare a partire da maggio 2013), hanno determinato una graduale erosione delle riserve in valuta estera, che restano comunque ad un livello adeguato (copertura di circa 6 mesi di import).

La Reserve Bank of India, guidata dallo scorso agosto dall’economista Raghuram Rajan, ha recentemente attuato alcune misure per porre rimedio al deprezzamento della valuta e che possano stimolare la crescita: i) imposizione di alcune restrizioni all’acquisto di oro2, ii) minori ostacoli all’apertura di filiali bancarie (norma che dovrebbe entrare in vigore a gennaio 2014), iii) la possibilità per le banche domestiche di effettuare swap sui depositi FCNR3 a tassi agevolati4, riducendo, così, il costo dell’hedging, iv) innalzamento del limite di indebitamento in valuta estera: le banche potranno, ora, prendere a prestito fino al 100% del tier 1 capital (precedentemente la soglia era fissata al 50%).

Queste misure dovrebbero incentivare i depositi in valuta estera e permettere alla banca centrale di aumentare le proprie riserve in valuta forte. Allo stesso tempo, però, espongono il sistema bancario e la banca centrale stessa al rischio di notevoli perdite nel caso si dovesse verificare un ulteriore marcato deprezzamento della valuta locale.

L’impatto del deprezzamento della valuta

L’impatto del deprezzamento della rupia sul costo del servizio del debito può essere considerato contenuto, in quanto solo l’8% del debito pubblico è denominato in valuta estera. Di questo il debito sovrano in valuta estera ammonta a 81,7 US $/mld (pari a circa il 4,4% del PIL), il 53% del quale nei confronti di multilaterali e per la quasi totalità a lungo termine.

L’indebitamento in valuta estera del settore privato indiano rappresenta, a livello aggregato, circa il 15% del PIL (circa 290 US $/mld). I bilanci delle imprese con un elevato debito in valuta estera e di quelle aziende che, per necessità produttive, importano materie prime6, sono i più esposti alle conseguenze della fluttuazione del tasso di cambio (come ad esempio le imprese del settore della raffinazione di prodotti petroliferi).

Anche le imprese del settore dell’acciaio hanno la necessità di importare energia e alcune materie prime come il coking coal7. Il forte deprezzamento della rupia, aumentando il costo delle importazioni, avrà quindi un impatto sui costi di approvvigionamento.

Il minerale di ferro (iron ore, principale componente dell’acciaio), invece, è importato solo in minima parte, poiché l’India è ricca di giacimenti. Una rupia debole avrebbe, quindi, un effetto limitato sul costo delle produzioni che utilizzano principalmente questa materia prima. Negli ultimi anni, però, molti giacimenti sono stati chiusi per via di alcune operazioni di estrazione illegali, in particolare nell’area di Karnataka8, Goa e Odisha. Questo sta creando una pressione al rialzo sui prezzi interni dell’iron ore, oltre ad alcuni problemi lungo la supply chain.

Il settore sta, quindi, sperimentando un generale aumento dei costi di produzione. Per rispondere alla conseguente riduzione dei margini, alcune compagnie stanno aumentando il prezzo dei prodotti: SAIL, Essar Steel, Jindal Steel e Power and JSW Steel hanno aumentato i prezzi del 4-5% nel mese di settembre 2013, fino ad un massimo di 2500 rupie per tonnellata.

Oltre all’effetto negativo sulla marginalità, il deprezzamento della valuta imp

atta su quelle imprese che vendono i propri prodotti principalmente sul mercato domestico9 e che hanno un indebitamento in valuta estera sensibile10, poiché saranno costrette a rimborsare quote di capitale e interessi più elevate

La politica dei dazi

Il Directorate General of Foreign Trade nel 2013 ha ridotto i dazi all’import di acciaio11(destinato allo sviluppo infrastrutturale) per rispondere ad un’offerta inadeguata a soddisfare la domanda interna12. Ciò ha sollevato preoccupazioni da parte dell’industria siderurgica indiana che soffre di un maggiore costo delle materie prime (infra) e della debole domanda domestica. Inoltre la nuova proposta governativa di ridurre le barriere tariffarie all’export di iron ore (dal 30% al 20%), unita al vantaggio competitivo derivante dalla rupia debole, potrebbe incentivare le imprese minerarie indiane ad esportare la materia prima piuttosto che destinarla al mercato domestico, costringendo le acciaierie indiane ad importare maggiori quantità di minerale di ferro (a costi superiori).

Alla luce di queste considerazioni, l’outlook del settore dell’acciaio indiano rimane incerto. Il tasso di crescita della produzione domestica sarà contenuto a causa degli effetti descritti in precedenza.

Dal lato della domanda, il settore delle costruzioni e le infrastrutture sostenuti dai piani di urbanizzazione e dai progetti infrastrutturali previsti dal 12° piano quinquennale (2012-17), fungeranno da driver di crescita. Secondo Morgan Stanley, il tasso di crescita medio del consumo di acciaio nel periodo 2013-2017 sarà del 7,9% (8,1% per i prodotti piani e 7,7% per i lunghi). Nonostante ciò il recente peggioramento della congiuntura e la volatilità del contesto operativo, potrebbe far rivedere queste previsioni al ribasso.


1 In particolare la SEBI (Securities and Exchange Board of India) riporta un deflusso di capitali esteri da parte di investitori istituzionali (FII) pari a circa 10 $/mld tra giugno e luglio 2013.

2 Il 20% delle importazioni di oro devono essere effettuate per soli fini di export. L’oro deve essere conservato in magazzini doganali e sono permesse importazioni solo dopo che almeno il 75% dell’oro stipato nei magazzini è stato esportato.

3 Foreign Currency Non Resident deposit.

4 La Banca Centrale ha concesso alle banche la possibilità di effettuare currency swap ad un tasso agevolato fisso del 3,50% (contro il 8-9% del tasso praticato sul mercato) sui FCNR deposit per l’intera durata del deposito.

5 IDA, IBRD, Asian Development Bank.

6 La quota delle importazioni sul PIL indiano è cresciuta notevolmente: nel 2003 valevano il 15% del PIL, mentre oggi valgono il 32% del PIL.

7 L’India importa un’ingente quantità di coking coal (circa il 60% del fabbisogno): nel 2012 le importazioni sono state pari a circa 31 milioni di tonnellate, una quantità che dovrebbe raggiungere i 40 Mt nel 2015 (fonte Ernst&Young).

8 Secondo Morgan Stanley: “We do not expect iron ore supplies in Karnataka to be meaningfully restored, which in turn should limit capacity utilizations for JSW”.

9 Queste aziende sostengono, infatti, parte dei costi in valuta estera, mentre fatturano in valuta locale. A parità di volumi questo mismatch provoca un aumento dei costi.

10 Il debito in valuta estera rispetto al debito totale è pari al: 36% per Bhushan, 85% per ISMT, 51% per SAIL, 43% per Tata Steel (fonte Fitch).

11 http://steel.gov.in/Quality%20Control%20Order.htm

12 Nel 2012 il consumo di acciaio è stato superiore alla produzione, rendendo l’India un importatore netto di crude steel; in particolare dalla Corea del Sud e dal Giappone con cui il governo ha stipulato un Free Trade Agreement, che prevede tariffe doganali agevolate su alcuni prodotti siderurgici.

  

A cura dell’Ufficio Studi Economici

Giovanni Salinaro e Tiziano Spataro sono a disposizione per eventuali chiarimenti

e-mail:  ufficio.studi@sace.it

 

REPORT LUGLIO 

ALGERIA
Il governo ha sottoscritto un memorandum d’intesa con l’UE per intensificare la cooperazione nel settore energetico. Nel documento si auspicano maggiori investimenti per sostenere lo sviluppo delle risorse petrolifere e di gas algerine, aumentando l’efficienza energetica, tramite il miglioramento della dotazione infrastrutturale del paese e il trasferimento di know how da parte dell’Europa. Restano comunque incertezze sull’effettiva portata dell’intesa in assenza di dettagli sull’applicazione concreta della cooperazione. L’UE è il primo partner commerciale dell’Algeria, e l’Algeria è il terzo paese fornitore di gas in Europa (l’Italia soddisfa il 33% del suo fabbisogno di gas tramite import dal paese). 

CINA/SVIZZERA

I governi svizzero e cinese hanno firmato un accordo di libero scambio che disciplina il commercio di prodotti industriali ed agricoli. Il trattato, che entrerà in vigore nel 2014, prevede anche una revisione della regolamentazione in materia di proprietà intellettuale e barriere commerciali non tariffarie, come i sussidi agli investimenti. Con l’entrata in vigore dell’accordo, il 20% delle merci scambiate vedrà la completa abolizione delle tariffe doganali, mentre un ulteriore 40% osserverà una progressiva riduzione nel corso dei prossimi cinque anni. A beneficiare dell’accordo, secondo le rispettive rappresentanze diplomatiche, saranno le industrie alimentare, farmaceutica e meccanica svizzera e quella dell’abbigliamento e calzature cinese.

CUBA

Il governo vuole accelerare il processo di liberalizzazione economica, iniziata da Castro nel 2008, rivedendo la regolamentazione delle imprese di stato, per migliorare la performance economica del paese. A partire dal 2014 le imprese pubbliche di grandi dimensioni come Cubaniquel e Cubapetroleo potranno trattenere il 50% dei loro profitti, stabilire autonomamente i livelli salariali, e altop management sarà concessa più indipendenza. La riforma consentirà anche il fallimento delle imprese statali non redditizie, liberando così lo stato dall’obbligo di intervenire in loro aiuto. È prevista inoltre maggiore autonomia anche per le joint-venture con investitori stranieri.

FMI

Nell’update del Global Economic Outlook il FMI taglia le stime di crescita dell’economia mondiale per il 2013, dal +3,3% al +3,1%. Anche le stime per il 2014 sono state ridimensionate al +3,8%, rispetto al +4%. Il taglio riflette le aspettative sul protrarsi della recessione in Europa (PIL -0,6% nell’anno in corso) e sul ridimensionamento della performance economica nei paesi emergenti, in particolare Cina e Brasile, che cresceranno rispettivamente del 7,8% e del 7,7% rispetto all’8,1% e all’8,3% precedentemente stimati. Elementi di attenzione rimangono il livello crescente dei tassi di interesse a livello globale e la riduzione del prezzo delle commodity, per cui si prevede una ulteriore contrazione del 4-6%.  

GRECIA

La Troika ha approvato una nuova tranche di aiuti, da EUR 4,8 miliardi, nell’ambito del programma di salvataggio del paese. Il successo delle negoziazioni riduce il rischio di breve periodo nel paese, legato alla scadenza, ad agosto, di bond detenuti da investitori privati per un valore di EUR 2,2 mld. In cambio del finanziamento, il governo greco dovrà implementare una serie di misure stringenti, tra le quali il controllo della spesa nel settore sanitario, l’accelerazione della riforma tributaria e della riorganizzazione della pubblica amministrazione. Il paese dovrà inoltre rafforzare ulteriormente il proprio settore finanziario.          

KENIA

Un pool di banche e agenzie di sviluppo ha finanziato il progetto Triumph per la produzione di energia elettrica in Kenia. Il progetto, che dovrebbe essere completato nel 2014, prevede la costruzione di un impianto con potenza 83MW, nell’ambito di un piano di sviluppo promosso dal governo che si propone di aggiungere capacità per 600 MW alla rete nazionale. Standard Bank e Commercial Bank of China finanzieranno i lavori con un prestito di USD 102,5 milioni. A garantire il credito, la Multilateral Investment Guarantee Agency (MIGA), l’agenzia della Banca Mondiale che si occupa dell’assicurazione del rischio politico. Il progetto segna un’assoluta novità, essendo la prima occasione in cui la Banca Mondiale interviene a sostegno di una società cinese.   

RINNOVABILI

Due dei più rilevanti progetti nel settore delle energie rinnovabili nel Mediterraneo sono stati abbandonati. La Desertec Industrial Initiative, che prevedeva l’istallazione di impianti solari per un’estensione di 10.400 km2 nell’area MENA, e il Project Helios, che destinava 200 km2 nell’isola di Creta al fotovoltaico, sono stati abbandonati sulla base di considerazioni congiunturali, quali ilrallentamento dei consumi elettrici in Europa (verso cui la produzione sarebbe destinata) per effetto della crisi economica, e problemi strutturali, come l’inadeguatezza della rete infrastrutturale necessaria a trasportare l’energia prodotta e la mancanza di supporto finanziario allo sviluppo di entrambi i progetti.  

SLOVENIA

Il parlamento ha approvato la privatizzazione di cinque società statali, prevedendo così entrate per EUR 1 miliardo. Le compagnie interessate sono Telekom Slovenia (partecipata per il 75% dallo Stato), la banca Nova BKM, la compagnia aerea nazionale Adria Airways, la compagnia che gestisce l'aeroporto di Lubiana e la società produttrice di vernici Helios. Con la manovra il governo intende reperire fondi eccezionali per far fronte al salvataggio del sistema bancario, fortemente colpito dall'aumento dei crediti inesigibili che stime iniziali hanno quantificato attorno ai EUR 7 miliardi, seguiti alla crisi del settore immobiliare che ha colpito il paese nel corso del 2012.   

VENEZUELA

La Banca Centrale ha annunciato una riforma del SICAD, l’attuale sistema di cambio complementare a CADIVI, introdotto lo scorso marzo. La misura dovrebbe rendere il sistema più flessibile, estendendo l’attuale meccanismo d'asta di dollari alle transazioni cash e ai titoli di stato denominati in valuta statunitense. Il nuovo sistema consentirà la partecipazione all’asta anche delle persone fisiche, oltre che alle imprese. I dollari venduti all’asta provengono dal National Development Fund (Fonden), fondo pubblico su cui transitano parte dei ricavi provenienti dall’esportazione di petrolio e che finanzia programmi sociali e di sviluppo. La manovra dovrebbe favorire l’accesso per gli operatori locali alla valuta forte, la cui scarsità sta determinando la carenza di beni di importazione.

 

AREA EURO

Potrebbe riaccendersi la crisi dei debiti sovrani in Europa, come percepito immediatamente dai mercati e dall’ampliamento degli spread sui titoli di stato (in particolare quelli portoghesi con riflessi anche su quelli spagnoli e italiani). I motivi della nuova ondata di incertezza derivano da più fronti: il Portogallo è attraversato da una spaccatura della coalizione governativa riguardo alle misure fiscali imposte dalla Troika, che ha recentemente portato alle dimissioni di alcuni ministri chiave; la Grecia rischia dinon ottenere il nuovo esborso da EUR 8,1 miliardi già previsto nell’ambito del programma di salvataggio, per via delleperplessità espresse da più parti circa l’effettiva capacità del paese di rispettare gli impegni presi.  

ARGENTINA

Il governo ha introdotto una nuova pseudo-valuta, il certificato di deposito per investimenti (Cedin), che consente a chi detiene USD nel paese di convertirli ed utilizzarli per l’acquisto/rinnovo di immobili. Dal 2011 il governo ha intensificato il controllo sull’accesso alla valuta statunitense per ridurre le pressioni sulle riserve internazionali, in progressivo peggioramento (nel Q1 2013 sono diminuite di USD 2,8 miliardi, circa il 7% del totale). Il Cedin dovrebbe incentivare l’emersione dei capitali detenuti in USD, utilizzato come “bene rifugio”. A maggio la quotazione del dollaro sul mercato nero è stata il doppio del cambio ufficiale e si stima che nel paese siano detenuti USD 160 miliardi illegali (4 volte il valore delle riserve attuali, pari a USD 38,5 mld).

BANCA MONDIALE

Come ogni anno, la Banca ha aggiornato la classificazione delle economie nazionali in base al reddito lordo procapite: paesi a reddito basso (fino a USD 1.035), a reddito medio-basso (da USD 1.036 a 4.085), a reddito medio-alto (da USD 4.086 a 12.615), a reddito elevato (oltre USD 12.616). Tra le principali variazioni, si segnala la “promozione” di RussiaCileLituania e Uruguaynella categoria a reddito elevato e dell’Iraq nella categoria a reddito medio-alto; l’Ungheria è invece “retrocessa” da economia a reddito elevato a reddito medio-alto. Le nuove stime sono utilizzate anche per determinare l’eleggibilità delle diverse economie ai prestiti della Banca Mondiale.  

CILE

La Banca Centrale rivede le previsioni di crescita per il 2013 dal 5% al 4% a causa del calo della domanda interna e della contrazione prevista del prezzo del rame (USD 3,25/libbra), da cui dipende il 60% dell’export. Se il rallentamento sarà confermato, la banca centrale potrebbe ridurre il tasso di interesse di riferimento, attualmente al 5%, invariato da gennaio 2012. Sebbene il paese sia cresciuto negli ultimi anni a ritmi del 5-6% non vi è stata una significativa ridistribuzione della ricchezza, alimentando un crescente malcontento. Alle proteste per l’accesso all’istruzione si è aggiunto lo sciopero dei lavoratori dei settori strategici portuale e minerario, minacciando la continuità delle attività. Le agitazioni sono significative alla luce delle prossime elezioni,previste per l’autunno.  

CROAZIA

Dal 1° luglio la Croazia è entrata a far parte dell’Unione Europea come 28° paese membro. La conclusione del processo di adesione, avviato nel febbraio 2003, certifica l’avvenuta introduzione da parte di Zagabria di tutte le riforme richieste da Bruxelles per allinearsi alle leggi e agli standard normativi in essere negli altri paesi dell’UE. Diversamente da Danimarca e Regno Unito, la Croazia non ha il diritto di rinuncia all’adozione dell’euro, sebbene il paese non adotterà l’euro immediatamente, ma solo dopo che avrà soddisfatto tutti i requisiti previsti nei Trattati dell’UE.

EGITTO

In seguito alle proteste nel paese, le Forze Armate hanno destituito il presidente Morsi e aperto la strada alla formazione di un governo tecnico guidato da Mansour, ex presidente della corte costituzionale, in attesa delle prossime elezioni. Lo stallo politico e la spaccatura tra società civile e istituzioni politiche rendono ulteriormente arduo il tentativo degli organi di governo di riportare l’economia egiziana su un percorso di crescita.

IRAN

Sono entrate in vigore le nuove sanzioni USA, in risposta al programma nucleare iraniano. Le restrizioni sono estese al settore automobilistico (principale fonte di impiego dopo l’oil&gas), a quello dello shipping e alle autorità portuali. Inoltre, entreranno in vigore per la prima volta sanzioni agli istituti finanziari che effettuino transazioni in rial. La crescente pressione internazionale ha comportato la riduzione del numero di operatori marittimi disposti ad operare con l’Iran, influenzando conseguentemente gli scambi commerciali di Teheran anche con paesi non vincolati direttamente dalle sanzioni, come India e Cina. In seguito alle nuove restrizioni, l’Iran dovrà probabilmente fare maggiore affidamento al trasporto via terra, con una ricaduta sui prezzi.

MONGOLIA

La compagnia brasiliana Rio Tinto ha annunciato una nuova proroga dell'inizio delle esportazioni di rame dalla miniera di Oyu Tolgoi, previsto per metà giugno. All’origine del rinvio ci sarebbe una disputa tra la società e il governo che, nell’ambito di unapolitica di maggiore controllo e vigilanza interna rispetto ai progetti minerari, vorrebbe far rimanere le revenues del settore minerario all’interno del paese. Verosimilmente Rio Tinto e il governo arriveranno ad un compromesso (ad esempio il transito degli introiti tramite banche locali) al fine di non causare un deterioramento del business sentiment degli investitori esteri.

PAKISTAN

Il governo ha accettato le condizioni poste dal FMI per la concessione di un nuovo programma di aiuti per un importo pari a USD 5,3 miliardi. La richiesta principale avanzata dal Fondo è stata la riduzione delle esenzioni fiscali e dei sussidi in favore di alcuni settori (in particolare, negli ultimi anni il governo ha concesso esenzioni al settore agricolo e alle industrie agro-based). Il governo teme l’impatto sociale che potrebbe avere un taglio dei sussidi al settore energetico. Per tale motivo, d’accordo con il FMI, provvederà a una graduale riforma del settore che vedrà l’eliminazione dei sussidi in 3 anni unitamente a progressivi aumenti nelle tariffe applicate.

ROMANIA

Il FMI ha completato le ultime review dell’economia rumena, a conclusione dell’accordo biennale da EUR 3,6 miliardi con il paese. Il buon esito della revisione, che consente di sbloccare una tranche finale di EUR 520 milioni, attesta i progressi registrati da Bucarest in termini di maggiore stabilizzazione macroeconomica e di consolidamento fiscale. La Romania ha inoltre adottato misure correttive, individuate come necessarie dal FMI per la positiva conclusione dell’accordo, volte a ridurre gli arretrati del governo centrale e degli enti locali e a migliorare la governance delle imprese pubbliche.

SHIPPING

La Commissione Europea ha proposto un atto legislativo che impone alle navi di dimensioni superiori alle 5mila tonnellate di portata lorda che attraccano nei porti dell’UE di monitorare e comunicare le emissioni di anidride carbonica. A bordo delle navi dovrà essere detenuto un documento di conformità, rilasciato da un verificatore indipendente, che potrà essere verificato dalle autorità degli Stati membri. La proposta di regolamento, che sarà ora esaminata da Parlamento e Consiglio europeo, prevede che queste norme siano applicate a partire dal 1º gennaio 2018. Il nuovo sistema dovrebbe ridurre le emissioni di CO2 fino al 2% rispetto alla situazione attuale e abbattere i costi netti per gli armatori per un importo pari a EUR 1,2 miliardi entro il 2030.

 

 

ALBANIA

Il primo ministro Sali Berisha ha ammesso la sconfitta alle elezioni parlamentati, aprendo la strada al passaggio di poteri in favore del Partito Socialista, guidato da Edi Rama. La sinistra ha conquistato la vittoria con il 53% dei voti, in un turno elettorale caratterizzato da una scarsa affluenza (circa il 50% dell’elettorato). Il partito Socialista, in coalizione con il Movimento Socialista per l'Integrazione Minore, ha ottenuto 84 dei 140 seggi, il che non assicura a Rama il controllo dei due terzi del parlamento necessario per affrontare le riforme strutturali raccomandate dall’UE: riforma anti-corruzione, misure per accelerare il sistema giudiziario, manovre di stimolo per i settori turistico e agroalimentare. 

ANGOLA

Con quasi due anni di ritardo rispetto al programma originale, l'impianto di liquefazione in Angola ha appena completato il suo primo carico di gas naturale liquefatto (GNL). Con una capacità di liquefazione di 5,2 milioni di tonnellate di GNL all'anno, l'impianto, costato circa USD 10 miliardi, fornirà 3,5 milioni di metri cubi al giorno di gas naturale per il mercato locale. L'Angola è il secondo paese africano per la produzione di gas naturale, dopo la Nigeria, e ha una capacità totale stimata di 23,5 milioni di tonnellate l’anno. Tra il 2015 e il 2018 si prevede nel paese l’entrata in funzione di quattro impianti australiani (Gorgone, Curtis Queensland, Australia Pacifico, Gladstone) la cui produzione (60 mln/ton) sarà destinata principalmente al mercato asiatico.

BAHREIN

Il parlamento ha approvato il bilancio 2013/2014, con un aumento della spesa pubblica (+11% rispetto allo scorso anno) legato all’incremento del 15% degli stipendi dei lavoratori statali, che dovrebbe contribuire a ridurre le tensioni sociali. Il governo ha ricevuto a maggio la raccomandazione del FMI a tenere sotto controllo le finanze pubbliche, al fine di preservare la sostenibilità del debito. Laperformance economica del paese è legata al settore petrolifero, e in particolare al giacimento di Abu Safa, che condivide con l’Arabia Saudita, e che da solo contribuisce per circa il 70% alle entrate statali.

COSTA RICA

Lo sciopero nazionale sostenuto da sindacati e associazioni di categoria sta creando forti disagi su tutto il territorio nazionale. L’agitazione, inizialmente indetta contro la concessione da parte del governo di appalti per infrastrutture a società private e straniere, si è estesa in una più ampia contestazione contro la corruzione del governo. Le proteste hanno coinvolto anche l’opposizione ambientalista sul tema della gestione del settore minerario. La portata della protesta evidenzia l’insofferenza dell’opinione pubblica nei confronti del governo della presidente Chinchilla, che potrebbe non essere riconfermata alle elezioni presidenziali del 2014.

CROAZIA

La BERS ha pubblicato la nuova strategia per la Croazia per il 2013-16, a seguito dell’adesione del paese all'UE, dal 1°luglio 2013. Tra le priorità individuate, il finanziamento agevolato per le PMI, la facilitazione dell’accesso al paese dei capitali stranieri e la riforma dellagovernance nel settore pubblico. Inoltre si sottolinea l’importanza di privilegiare i programmi in grado di usufruire dei Fondi strutturali europei. Attualmente la BERS sostiene nel paese 149 progetti, con investimenti pari a EUR 2,75 miliardi di cui EUR 24 mln nel 2013.

FILIPPINE

Il presidente Aquino ha firmato la legge che estende la copertura del servizio sanitario a tutto il territorio nazionale. Attualmente le aziende private sono obbligate a garantire un’assicurazione sanitaria ai propri dipendenti, mentre lo Stato garantisce la copertura per le fasce di popolazione a più basso reddito; di fatto, però, l’accesso alla sanità pubblica è ancora molto limitato. La spesa sanitaria del paese è aumentata dallo 0,2% del PIL nel 2010, al 4,4% nel 2011. Le disposizioni imposte dalla nuova legge peseranno sul budget per USD 306,8 milioni, parte dei quali finanziati dagli introiti derivanti dalla “Sin tax”, l’imposta su tabacco e alcool, anch’essa introdotta di recente.

IRLANDA/PORTOGALLO

L’UE ha concesso più tempo a Irlanda e Portogallo per il ripagamento dei prestiti erogati nell’ambito dei programmi di salvataggio adottati dai due paesi. La dilazione prevede un’estensione di 7 anni rispetto alla data di scadenza media dei prestiti, e sarà applicata a EUR 22 miliardi degli EUR 85 mld del complessivo bailout per l’Irlanda; per il Portogallo interesserà EUR 26 miliardi del pacchetto da EUR 78 mld. Le previsioni di crescita del PIL nel 2013 per i due paesi, che hanno entrambi risentito duramente della crisi seppur con modalità diverse, sono di 0,5% per l’Irlanda (0,9% nel 2012) e -3% per il Portogallo (-3,3% nel 2012).

ISRAELE

Il premier Netanyahu ha nominato Jacob Frenkel, presidente della società di servizi JPMorgan, nuovo governatore della Bank of Israel (BoI). Frenkel, già governatore della BoI nel periodo 1991-2000, durante il suo primo mandato ha guidato la liberalizzazione del sistema finanziario rendendo il mercato dei capitali israeliano più integrato nel sistema finanziario globale e puntato al contenimento dell’inflazione. Non si attendono cambiamenti profondi in termini di politica monetaria rispetto all’approccio del precedente governatore Fisher, più orientato al contenimento dei tassi di interesse (attualmente all’1,25%) per stimolare la crescita che al controllo dell'inflazione (che ha superato il target range dell’1-3%).

LETTONIA

Alcune aziende russe hanno presentato un’offerta di acquisto per Liepajas  Metalurgs, una delle principali industrie metallurgiche del paese, in forte difficoltà dal 2012. Le proposte dai potenziali acquirenti sono attualmente al vaglio dei consulenti finanziari dell’azienda e dovranno essere concordate con il governo lettone (principale creditore dell’azienda principalmente attraverso l’azienda elettrica nazionale e alcune banche pubbliche). I rapporti tra gli azionisti dell’azienda e il governo sono molto tesi a causa di alcune presunte irregolarità finanziarie nella gestione della Liepajas su cui sono in corso indagini.

LIBANO

Il presidente Suleiman ha invitato il movimento sciita Hezbollah a ritirare il suo supporto alla Siria, sottolineando che ogni ulteriore coinvolgimento nella guerra civile siriana potrebbe incrementare l'instabilità in Libano, infiammando le rivalità settarie e ampliando le divisioni tra le forze politiche. L’attuale conflitto in Siria e il deterioramento del livello di sicurezza hanno un impatto negativo sull’economia libanese, in particolare sul settore del turismo (in numero dei turisti è diminuito -13% nei primi 5 mesi del 2013) e sulsentiment degli investitori, oltre che sulle finanze pubbliche, gravate dall'afflusso crescente di profughi siriani (pari al 20% della popolazione libanese).

LIBIA

Il Congresso Generale Nazionale (CGN)l'organo legislativo libico, ha eletto Nuri Abu Sahmain nuovo presidente, con 96 voti su 184.L’elezione di Sahmain, esponente della minoranza berbera (10% della popolazione libica), è stata la prima vittoria di un candidato sostenuto dal blocco islamico guidato dal Justice and Construction Party, braccio politico dei Fratelli Musulmani. L'ex presidente del parlamento, Mohamed Magarief, era stato costretto alle dimissioni il mese scorso in seguito all’approvazione della Political Isolation Lawche preclude a ex esponenti del regime di Gheddafi di ricoprire incarichi pubblici.

MONGOLIA

Come ci si attendeva, il presidente Elbegdorj è stato riconfermato per un altro mandato nel turno elettorale appena svoltosi, raccogliendo il 50,2% delle preferenze. La rielezione di Elbegdorj apre prospettive di continuità nella politica di governo, negli ultimi anni volta principalmente ad attrarre investimenti esteri nel paese, ma allo stesso tempo attenta a mantenere alto il livello di controllo pubblico sul settore minerario, un tema al centro della campagna elettorale del presidente.

OIL & GAS

Il Consorzio Shah Deniz ha scelto il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) per il trasporto del gas naturale dall’Azerbaigian all’Italiapassando per Grecia e Albania. L’annuncio ufficiale è arrivato dal premier greco Samaras, che ha incontrato ad Atene i rappresentanti del consorzio composto da BP, Statoil, Total, Socar, LukAgip, e dalle iraniana NIOC e la turca TPAO. Viene così escluso il progetto Nabuccoche prevedeva il trasporto del gas in Europa attraverso Bulgaria, Romania, Ungheria e Austria e che è stato giudicato più costoso e meno efficiente, prevedendo un percorso per le pipeline più lungo di circa 500 km.

RUSSIA/CINA

La compagnia petrolifera Rosneft e il governo cinese hanno sottoscritto un accordo venticinquennale sulla fornitura di greggio russo per un importo pari a USD 270 miliardi, con un pagamento anticipato da parte di Pechino per un ammontare di circa USD 70 miliardi. L'accordo, firmato dal gruppo russo e dalla società statale China National Petroleum Corp alla presenza del presidente Putin, prevede la fornitura di 300.000 barili al giorno dal 2015, in aggiunta agli attuali 300.000 b/g, e prevede anche la costruzione congiunta della raffineria di Tianjin. L’accordo evidenzia il crescente interesse della Russia per il mercato asiatico che, a differenza di quello europeo, continua a mostrare tassi di crescita sostenuti e importanti opportunità di business.

SLOVENIA

Prosegue l’impegno del governo nel programma di privatizzazione necessario a evitare un salvataggio da parte delle istituzioni internazionali. L’esito di tale intervento è ancora incerto, dato lo scarso interesse internazionale che suscitano gli enti coinvolti. (es. Telekom Slovenia, Nova Kreditna Banka Moribor, etc.). La Commissione Europea dovrebbe inoltre dare approvazione finale altrasferimento dei non-performing loans dalle banche locali a una bad bank, la Company for Management of Bank Claims (DUTB). La DUTB dovrebbe raccogliere NPLs per un valore complessivo di EUR 3,3 miliardi, che rappresentano circa la metà dei NPLs presenti complessivamente nel sistema bancario sloveno.

STANDARD & POOR’S

L’agenzia di rating ha annunciato un nuovo servizio di valutazione del merito creditizio per le società di medie dimensioni in Europa(Mid-Market Evaluation).L'obiettivo è di avvicinare investitori al segmento delle medie imprese, grazie ad una maggiore trasparenza, facilitando l’accesso di tali imprese a fonti alternative di finanziamento, necessarie in parte per rifinanziare il loro debito e in parte per garantire i nuovi investimenti. Il servizio è rivolto a imprese con un fatturato inferiore a EUR 1,5 miliardi e un indebitamento inferiore a EUR500 milioni. La valutazione, compresa in una scala tra MM1 (più meritevoli di creditoa MM8 (meno meritevoli di credito), non sarà resa pubblicase non con il consenso preliminare della società stessa.

TERRITORI PALESTINESI

Il presidente Abbas ha accettato le dimissioni del primo ministro Hamdallah, in seguito alla nomina da parte di Abbas di due vice-primi ministri con delega all’economia e agli affari internazionali, entrambi consiglieri speciali del presidente. Hamdallah ha contestato le nomine e criticato l’indebita interferenza da parte di Abbas nella gestione dell’esecutivomotivazione alla base anche dei disaccordi tra il presidente e l’ex-primo ministro Fayyad, dimessosi ad aprile. La rinuncia all’incarico da parte di Hamdallah, mina la credibilità internazionale del presidente Abbas e frena le possibilità di riavviare i colloqui di pace con Israele entro la fine del 2013.

UNCTAD

Secondo il World Investment Report, nel 2012 gli investimenti diretti esteri (IDE) mondiali in entrata sono calati del 18% raggiungendo USD 1.350 miliardi. Per il 2013 le stime indicano livelli simili a quelli dello scorso anno e in crescita dal 2014, se le condizioni macroeconomiche miglioreranno e gli investitori riguadagneranno fiducia. Nel 2012 si registra il sorpasso delle economie emergenti su quelle avanzate: le prime hanno assorbito il 52% dei flussi di IDE. Cresce anche il loro ruolo di paesi investitori, portando gli IDE in uscita al 31% del totale mondiale (USD 426 mld). In Italia il flusso di IDE in entrata è crollato del 70% passando dai USD 34 mld del 2011 ai USD 9,6 mld del 2012, mentre gli investimenti in uscita hanno raggiunto gli USD 30 mld rispetto i 53 del 2011.

YEMEN

Continuano gli attacchi armatda parte dei gruppi jihadisti ai danni delle pipeline strategiche del paese. I ripetuti sabotaggi alle infrastrutture petrolifere, sia di matrice terroristica che legati alle rivendicazioni socio-economiche delle tribù in seguito a rivolta scoppiata nel 2011, impattano severamente sull’economia yemenita (le revenues petrolifere sono pari a circa il 70% delle entrate fiscali). La limitata capacità dell’iniziativa di Dialogo Nazionale in termini di risoluzione dei conflitti tribali e delle istanze secessioniste potrebbe condurre a un incremento degli episodi di violenza e l’estensione degli attacchi ad altri obiettivi strategici, nel settore dei trasporti, dell’energia elettrica e delle telecomunicazioni.